Arsenale

Parole semitiche

ar-se-nà-le

Significato Cantiere navale; stabilimento per costruzioni militari; deposito di armi o di oggetti eterogenei

Etimologia dall’arabo dar as-sinna’a letteralmente ‘casa della costruzione’.

  • «Non ti preoccupare, ho un arsenale di spezie.»

Una delle squadre di calcio più famose del mondo è di sicuro l’Arsenal Football Club, col suo bello stemma rosso e blu ornato da un cannone dorato. Nacque come Dial Square, fu poi ribattezzato anche Royal Arsenal e Woolwich Arsenal fino al nome odierno. Il perché di questa denominazione è presto detto: la squadra in origine era formata dagli operai di una delle officine che operavano nel complesso del Royal Arsenal, cioè l’arsenale reale, il luogo di fabbricazione del materiale bellico britannico.

Tuttavia, prima ancora di essere la fucina di produzione delle macchine da guerra (e per estensione una grande quantità di armi), gli arsenali avevano una funzione più neutra. Erano cioè dei cantieri navali — fabbriche che servivano per costruire, smontare, riparare, rimontare e armare bastimenti, e furono la cifra della grandezza delle potenze marittime più note della storia, prima fra tutte Venezia.

I cantieri dell’arsenale occupavano una parte notevole dell’isola di Venezia, sul lato orientale. Erano dei gioielli di organizzazione del lavoro e di produzione industriale in un’epoca preindustriale: nei sette secoli della loro attività furono la cifra della grandezza marittima della Serenissima, e vantarono innumerevoli tentativi di imitazione. Ad esempio si racconta che quando il re di Francia Enrico III, nel 1574, venne in visita a Venezia, nella stretta agenda del suo soggiorno ci sia stata anche l’esibizione della costruzione di un’intera nave all’arsenale nel tempo di un banchetto — un’idea per stupirlo e convincerlo a un’alleanza. Dopotutto, ancora oggi è un luogo di esibizioni: vi si svolge la Biennale, un evento d’importanza internazionale. E non c’è testimonianza più vivida di un fatto storico e linguistico di grande rilievo: Venezia è stata uno dei punti privilegiatissimi di contatto della nostra penisola con l’oriente.

Questa parola così indispensabile per una potenza marinara e ancora così tipica delle nostre città (anche nella variante della ‘darsena’) ha un pedigree arabo. Viene infatti dalla locuzione dar as-sinna’a, cioè ‘casa della costruzione’. Dar, nei suoi diversi significati, può essere casa, edificio, residenza, territorio, regione. Sinna’a, invece, derivato dal verbo sana’a, ci parla di lavorare, costruire, fabbricare, manifattura, confezione, industria. Ovvio che, in tempi di guerre marittime, dispute per la supremazia e l’espansione dei commerci, forse nessuna opera costruttiva era più importante di una bella nave — e l’arsenale era un luogo dal carisma eccezionale. Tanto che già Dante, quando nel XXI dell’Inferno ci racconta della pece bollente che ribolle nella bolgia, in cui sono cacciati i barattieri (chi si è macchiato in senso lato di peculato — ma è una categoria di reato che poi è tramontata, non è tanto nei nostri schemi di pensiero) ricorre all’immagine dell’arsenale di Venezia — e per com’è citato il paragone, nello spazio di quattro intere terzine si direbbe quasi che Dante l’abbia visto. «Quale ne l’arzanà de’ Viniziani / bolle l’inverno la tenace pece / a rimpalmare i legni lor non sani...»

Come anticipavamo, l’idea di cantiere che crea ed equipaggia di tutto il necessario è passata anche nel lessico non marittimo, indicando genericamente industrie e luoghi di raccolta e di riorganizzazione militare. E da qui passiamo ai significati successivi, quale deposito bellico. Ma magari anche al deposito o all’insieme ripulito da ogni sfumatura militare, fornitissimo e variegatissimo, con un certo tono di caos: una sala da tè che è un arsenale di infusi, un artista che è un arsenale di idee, una biblioteca che è un arsenale di sapere.

Parola pubblicata il 15 Marzo 2024

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.