Esegesi

e-se-gè-si

Significato Studio e interpretazione critica di un testo

Etimologia voce dotta recuperata dal greco exégesis ‘spiegazione, interpretazione’, derivato di exegéomai ‘spiegare, interpretare’, ma propriamente ‘guidare’, ‘condurre fuori’.

  • «Sto facendo l'esegesi del libretto d'istruzioni, ma non ne sto venendo a capo.»

Ci sono alcune parole famose per il modo in cui sono elevate, auliche. Sono parole importanti, che spesso schiudono significati pregnanti, e che però si prestano straordinariamente bene alla caricatura e all’ironia. In questo senso l’esegesi è a dir poco emblematica.

Si tratta dello studio e dell’interpretazione critica di un testo. Sappiamo che ci sono molti modi di confrontarsi con un testo — inteso come enunciato complesso che ha un’unità di significato. Si può vedere o ascoltare di sfuggita, o cercando un’informazione specifica, o magari il suo nocciolo, si può indagare in maniera circostanziata, anche spingendoci in tutte le sue articolazioni, si può studiare in maniera maniacale parola per parola, facendone un esame e un’interpretazione col maggior dettaglio possibile, anche in confronto con altri esami e altre interpretazioni.

L’esegesi rappresenta il grado massimo di studio di un testo. Non a caso se ne parla per eccellenza in relazione agli unici due tipi di testi per cui di solito valga la pena stillarsi il cervello senza limiti: i testi sacri e i testi di legge — quelli che hanno un tratto di rivelazione, in cui ogni sfumatura conta, e la più insondabile minuzia può aprire la dannazione e l’ingiustizia, segnare la via della rettitudine e della scappatoia.

Però, anche se si parla soprattutto di esegesi biblica e giuridica, questo dotto termine può essere impiegato anche altrove — e peraltro non indica solo lo studio, ma anche il suo risultato, la spiegazione che ne viene fuori. Amiamo leggere l’esegesi delle nostre poesie preferite, e magari anche noi ci produciamo in personalissime esegesi; quando l’amico riceve un messaggio di risposta dalla ragazza con cui forse ci può essere qualcosa di più, viene subito radunato un gruppo di sodali per fare l’esegesi dello scambio — ogni segno d’interpunzione, ogni emoji, ogni tempo di risposta viene notato, studiato, letto nel suo possibile significato; il gruppo di gente appassionata di una serie fa l’esegesi di ogni dialogo e di ogni dettaglio del contesto per indovinare le pieghe che prenderà; e ci tocca fare l’esegesi della lista della spesa in grafia orrenda con abbreviazioni criptiche e cifre enigmatiche, scritta da noi.

L’esegesi non racconta solo di uno studio attentissimo accompagnato a un’interpretazione critica: predica anche qualcosa sul suo oggetto. Ciò di cui viene fatta l’esegesi (sul serio o ironicamente) ha un rilievo culturale alto, dal forte impatto sulla vita, sul valore, e che al contempo ha un elevato grado di complessità — ciò che abbisogna, si direbbe, di manuali, di guide.

Il greco exégesis significa letteralmente ‘spiegazione, interpretazione’, ed è un derivato del verbo exegéomai che arriva ai significati di ‘spiegare, interpretare’ partendo proprio da quello di ‘guidare’ (letteralmente ‘condurre fuori’). In altri termini, lo studio dell’esegesi, che investa testi normativi celesti o terreni, artistici, scientifici, filosofici, amorosi, famigliari o quotidiani, è lo studio che arriva a spiegare, che approda a una guida dei significati di un testo. Mica male.

Parola pubblicata il 23 Novembre 2022