Gaglioffo

ga-gliòf-fo

Significato Furfante, manigoldo; buono a nulla, sciocco, goffo

Etimologia etimo incerto.

  • «Questo gaglioffo prova ogni volta a turlupinarmi.»

Capita che la lingua acquisti o generi una parola che piace enormemente, e che però non si capisce proprio di preciso che cosa voglia dire. Si sa più o meno su che parte di realtà insiste, ma su quali siano i tratti che mette in risalto, anche in una medesima epoca, non c’è univocità. Anzi, alla domanda «Che vuol dire gaglioffo?» anche se è una parola celebre (e la nostra dottrina è indiscussa) potremmo non saper bene che dire. Addirittura, a guardare l’uso contemporaneo sembra che i significati marcati come antichi e desueti siano quelli più correnti.

Va detto che l’etimologia qui non ci aiuta molto — si rimbalza fra chi ha opposte sicurezze e chi dichiara di brancolare nella più tetra incertezza. Sembrerebbe di poter affermare che siamo davanti a un prestito trecentesco dallo spagnolo gallofo, col significato di ‘mendicante’, ma sui costituenti di questa parola non possiamo avere sicurezze: gallofa era il tozzo di pane che si dava in elemosina ai pellegrini sulla via di Santiago di Compostela, e si può congetturare una composizione del tipo galli offa (offa è un latinismo per ‘focaccia’, ‘boccone’) col senso di ‘boccone del francese’; ad ogni modo probabilmente c’è almeno una radice del gagliardo, che quindi ci propone un’immagine positiva di valore personale — è anche quella alla base del nome dei Galli, peraltro: nasce dalla radice celtica ricostruita come gal-, col significato di ‘forza’. Invece quell’-offo potrebbe essere un suffisso gergale, e dipingere un tono di spregio su questa bella figura: il mendicante potrebbe essere qui il vincente capace di vivere d’espedienti. Certo che però — si nota — potrebbe anche esserci un incrocio con ‘goffo’, che evidentemente ci suona dentro, e che probabilmente pesa su un ramo dei suoi significati.

Tracciato questo quadro disorientato e costernato, diciamo che il gaglioffo è, fin dall’inizio, tanto il furfante, il farabutto, quanto la persona sciocca, buona a nulla, goffa. Due significati piuttosto diversi e anche in parte confliggenti — il ribaldo e il poltrone, il manigoldo e il balordo, l’improntitudine e l’inettitudine viaggiano su binari che non s’incrociano necessariamente. Sui dizionari troviamo spesso annotato che il ramo del ‘furfante’ è desueto, anzi arcaico; e questo è curioso, perché oggi spesso la qualifica di gaglioffo vive come proprio come furfante, oltre che come buono a nulla. Magari si trova una sintesi nella veste del furfante non dei più acuti (e qui si può trovare una sintesi che l’affratella al balordo) ma probabilmente lo sentiamo più distante dallo sfaccendato e dall’inetto. Basti pensare a come viene usato nei fumetti Disney, che in quanto a parole desuete (e specie insulti desueti) sono un faro. Invece Il significato di ‘mendicante’, che forse è l’originaria chiave di volta, è in effetti fuori uso da secoli.

Tutte queste sottigliezze ci mettono davanti alla concretezza della voluttà con cui usiamo le parole. ‘Gaglioffo’ è un termine dal suono formidabile — scuro, involto, impacciato, sgraziato, anche buffo — tratti che si ripercuotono in modo quasi fonosimbolico su ciò che descrive. Tanto che alla fine non ci interessa troppo circoscrivere con esattezza i limiti (e nemmeno i tratti principali, pare) del gaglioffo: ci basta sapere che è un’ingiuria che denigra ed esclude ogni fascino, che parla di gente non perbene, per il resto basta il suono.

Così il nemico si accompagna sempre a quattro gaglioffi ubbidienti, al vertice è arrivato un gaglioffo che manderà tutto a ramengo, e una gaglioffa tenta di truffarci maldestramente per telefono. Una risorsa vecchia, in pratica, quanto la nostra lingua, e che da sempre conserva uno smalto splendido.

Parola pubblicata il 02 Agosto 2023