Inaccettabile

in-ac-cet-tà-bi-le

Significato Che non può essere accettato; intollerabile

Etimologia composto di in- non e accettabile, dal latino acceptàbilis, da accipere ‘ricevere’.

Le parole vanno sorvegliate. Infatti accade che le più semplici e innocue sviluppino dei significati scivolosi. È il caso di inaccettabile.

Attenendoci al significato proprio, significa ovviamente ‘che non può essere accettato, che non può essere ricevuto’. Può essere inaccettabile una denuncia anonima, una domanda giunta in ritardo, inaccettabile il tema troppo malfatto, o un prezzo spropositato. Ma questa parola viene spesso usata come sinonimo di ‘intollerabile’: ciò che è accaduto è inaccettabile, il tuo gesto è inaccettabile, la situazione è inaccettabile. Ed è un uso che merita una riflessione.

L’accettare, a differenza del tollerare e come il ricevere, è un atto istantaneo. Io accetto o non accetto. E il non accettare implica la possibilità di esprimere un rifiuto. Ha senso parlare del rifiutare (del non ricevere) qualcosa che è accaduto, rifiutare un gesto, rifiutare una situazione? Non sempre.

Davanti a qualcosa che accade, solo in casi piuttosto limitati il problema sta nell’accettarlo o meno: molto spesso, semplicemente, è accaduto, è reale, e chiamarlo ‘inaccettabile’ può avere il sapore di uno scollamento dalla realtà. Piuttosto, ciò che è accaduto, quel gesto, quella situazione non ha la nostra approvazione, non lo si tollera e si intende prendere provvedimenti. Laddove sia usato in modo poco sorvegliato, ‘inaccettabile’ resta un aggettivo buono per l’uomo pubblico che mostri uno scandalo sussiegoso (tuonando che l’affronto dell’avversario è inaccettabile), o di chi esprima un’opinione tanto arrabbiata quanto impotente (il sopruso è inaccettabile).

In questi casi possono essere preferibili sinonimi come intollerabile, indecente, assurdo, che pongono l’accento su qualità diverse. Perché descrivere qualcosa come non accettabile, spesso, è semplicemente fuorviante, ed è bene assicurarsi di usare questo aggettivo in maniera più aderente al suo significato proprio - cioè in riferimento a qualcosa davanti a cui ci si trova col potere di accettarlo o meno, di riceverlo o meno, in cui effettivamente e concretamente ha senso parlare di un rifiuto.

(Ovviamente non vuole essere una riflessione tranchant, ma la larghezza d’uso di questo aggettivo giustifica qualche sospetto.)

Parola pubblicata il 15 Giugno 2016