Morganatico

mor-ga-nà-ti-co

Significato Relativo all’unione fra l’appartenente a una casata reale o nobiliare e una non nobile, in cui né alla consorte né ai figli è estesa la condizione giuridica del marito e padre, né sono garantiti diritti di successione

Etimologia dal latino medievale morganaticus, derivato del tedesco antico morgangeba, che nel moderno è Morgengabe, composto di Morgen ‘mattino’ e Gabe ‘dono’.

Questo aggettivo ci parla di tempi in cui la nobiltà era un affare serio, e ci racconta di situazioni che oggi ispirano suggestioni romantiche. Ma visto che non è dei più noti e semplici da spiegare, andiamo con ordine.

Il Morgengabe è un istituto dell’antico diritto germanico: il mattino successivo alla prima notte di nozze, lo sposo faceva pubblicamente un dono alla sposa. Lei si era rivelata vergine, e le nozze consumate trovavano una solenne conferma. Inoltre, aveva la funzione di garanzia per il dignitoso sostentamento della moglie in caso di vedovanza.

In età feudale - quando la conservazione del patrimonio su un’unica linea di successione acquisì una notevole importanza pratica - questo istituto prese un connotato diverso, nel caso di seconde nozze: il dono morganatico del marito compensava la seconda moglie e i futuri figli dall’esclusione dall’asse ereditario.

Ma è in epoca moderna che il matrimonio morganatico prende la piega che più consuetamente conosciamo oggi: quando un re, o un appartenente a una famiglia regnante o comunque un appartenente all’alta nobiltà decideva di sposare una donna di rango sociale inferiore, erano possibili delle nozze che escludessero lei e i figli dell’unione dalla condizione principesca o nobiliare del marito, e dai diritti di successione. Salvo il sogno d’amore, salve le premure dei sangueblù. Ad esempio è rimasto celebre il matrimonio morganatico del re Vittorio Emanuele II con Rosa Vercellana: lui vedovo da molto tempo e ormai in punto di morte, sposò così la sua amante di sempre (a cui comunque aveva già attribuito titoli nobiliari e possedimenti a pioggia).

(Nota su una questioncina che viene in mente: perché sangue blu? Molto probabilmente perché uno dei caratteri distintivi della nobiltà era la pelle candida, non abbronzata, che lasciava ben visibile il blu delle vene dei polsi. Secondo alcuni, però, la ragione di questa espressione è da ricercare nell’uso di posate d’argento da parte delle classi nobiliari: l’ingestione di argento può provocare l’argiria, una patologia che causa, fra l’altro, una colorazione bluastra della pelle.)

Parola pubblicata il 17 Gennaio 2017