Nemesi

nè-me-si

Significato Personificazione della giustizia divina; evento che punisce un crimine o che ribalta una fortuna; arcinemico

Etimologia voce dotta, recuperata dal latino Nemesis, che è dal greco Némesis, nome della dea greca che punisce e distribuisce la giustizia, dal verbo némein ‘distribuire’.

  • «Dopo tante vittorie, ha trovato la sua nemesi.»
  • «Il Joker è la nemesi di Batman.»

Questa è una parola molto interessante perché vive una doppia vita raccontando fenomeni e personaggi di smalto particolarmente brillante.

C’è una nemesi tradizionale, ed è quella riportata da tutti i dizionari: è la nemesi che si astrae a partire da Nemesi, la dea greca della giustizia. In realtà lei non è da sola a ricoprire questo ruolo — ha in particolare una collega, Diche — ma Nemesi si cura in particolar modo di distribuire la giustizia (il suo nome viene con evidenza dal verbo némein, che vuol dire proprio ‘distribuire’). La possiamo chiamare giustizia riparatrice, la possiamo chiamare vendetta: è una forza che genera equilibrio, e che quindi interviene dispensando letizia o angoscia, portando rivincite e persecuzioni, e ribaltando le fortune umane secondo i metri della pietas e della colpa.

Poi ovviamente il concetto in questi millenni si sbava un po’, e porta la giustizia riparatrice a prendere un profilo a volte vicino alla ruota della fortuna — identificando come nemesi non solo la retribuzione di giustizia, ma anche il fatto negativo che interrompe una sequenza fortunata, e magari il suo contrario, nell’ottica magica per cui è giusto che fortune e sfortune siano distribuite con un po’ di equità. È la personificazione di una forza che impone espiazioni e appiana eccessi — la cosa, specie brutta, che scrive l’ultima voce del conto sbilanciato e lo chiude. Il che, beninteso, è in linea con il pensiero greco, che non censura solo il crimine, ma che vede una china pericolosa anche nella troppa fortuna (ricordate la storia dell’anello di Policrate?).

Si può quindi parlare di come l’imprendibile banda criminale abbia trovato la propria nemesi nella sicumera che le ha fatto commettere una leggerezza e quindi scoprire, della nemesi storica che ha rovesciato un’ambizione imperialista, della nemesi che all’ultima partita sfila dalle mani della zia, fino ad allora imbattuta, la sedicesima coppa di briscola del circolo Il Castagnaccio. Ma non è tutto.

Per influenza del mondo anglosassone, che ha digerito diversamente la figura di questa dea della giustizia, la nemesi diventa il personaggio dell’arcinemico, l’antagonista principale, a volte unico, giurato, difficilissimo da battere — sommamente accanito e, volentieri, cattivissimo: anche in questo caso è una forza opponente. Quasi ogni protagonista di saghe a fumetti, film, videogiochi ha una nemesi, si può parlare di come due sfidanti siano nemesi reciproche, e rientrando a casa dopo due settimane troviamo un biglietto sulla porta lasciato dalla nostra nemesi, che lamenta il rumore di feste notturne nel nostro appartamento.

Una parola articolata, vivace nell’uso sia tradizionale sia nuovo, il cui riferimento piacevolmente dotto si presta bene alla serietà e allo scherzo.

Parola pubblicata il 21 Luglio 2022