Ovazione

o-va-zió-ne

Significato Nell’antica Roma, onore militare inferiore al trionfo; pubblica manifestazione di consenso e ammirazione

Etimologia dal latino ovatio, da ovare esultare. Forse da ovis pecora, animale che veniva sacrificato in tali frangenti; più probabilmente, affine al greco euòi grido di gioia delle baccanti.

Oggi per ovazione si intende una gioiosa manifestazione pubblica con cui una folla esprime il proprio consenso, la propria entusiastica ammirazione per qualcosa o per qualcuno - con grida, scrosci di applausi e via dicendo. Si può scatenare un’ovazione alla fine dell’aria cantata magistralmente dal tenore, il comizio del politico di successo può essere continuamente interrotta da ovazioni, e la squadra vincitrice è accolta a casa con ovazioni incontenibili.

Questo termine trae origine da una particolare celebrazione dell’antica Roma, con cui si festeggiava e onorava il ritorno in patria di un generale vittorioso. Certo era una celebrazione solenne fastosa, ma non era la più solenne e fastosa. Quella era il trionfo. Nell’ovazione, il generale procedeva a piedi, paludato della ‘toga praetexta’ ornata con una striscia di porpora e incoronato di mirto, pianta sacra a Venere. Questa celebrazione era concessa dal senato quando la guerra vinta era di importanza secondaria, o contro nemici non ritenuti importanti, o quando era stata facile e incruenta. Addirittura, il generale poteva essere onorato con l’ovazione quando aveva vinto alcune battaglie ma la guerra non era ancora conclusa.

E in effetti, l’ovazione ha ancora un carattere, per così dire, momentaneo. È una bella acclamazione, davvero sentita, ricca ed entusiasta, ma non ha quei connotati di apoteosi e di fasto definitivo che colleghiamo ancora oggi al trionfo.

Da notare l’espressione inglese standing ovation (letteralmente, ‘ovazione in piedi’), con cui si indica, specie in relazione a spettacoli durante i quali tendenzialmente si sta seduti, un’espressione di ammirazione così incandescente che tutti, applaudendo, si alzano in piedi.

Parola pubblicata il 29 Agosto 2015