Ramingo

ra-mìn-go

Significato Che va errando senza meta e senza sosta

Etimologia dal provenzale antico ramenc ‘che va di ramo in ramo’.

Certi giovani uccelli, che ancora non sanno volare, osano uscire comunque dal nido, spingendosi a saltellare di ramo in ramo. Questa è l’immagine che sta alla base del ramingo: infatti il muoversi di ramo in ramo non è proprio quel dirigersi sicuro di chi sa dove sta andando, e non conosce soste prolungate e comode.

Il ramingo, per fortuna avversa, per intima irrequietezza, per spirito lieve di non appartenenza, si ritrova peregrino ad errare senza volere o poter essere volto a una meta precisa, e senza ristare a lungo in nessun luogo. È un attributo che si attaglia a poeti raminghi come Foscolo o Fusinato, al viaggiatore ramingo che gira intorno al mondo senza un progetto esatto, ai cani raminghi che si spostano per i campi e i boschi (e non scordiamo i I Raminghi dell’Ithilien del Signore degli Anelli).

C’è una certa poesia, in questa parola: l’andare del ramingo non è organizzato come quello del nomade, è più leggero e meno opportunista di quello del vagabondo; è più sottile di quelli del girovago o dell’errante, e il ramingo non è relegato al limite del cerchio sociale come il randagio.

Ricordiamo infine che ‘ramengo’ nasce come variante di ramingo, con esiti di significato decisamente diversi.

Parola pubblicata il 29 Novembre 2016