Sardonico

sar-dò-ni-co

Significato Maligno, irrisorio, beffardo, detto di riso, di espressione, di tono contratto e innaturale

Etimologia dall’espressione latina Sardonius risus, calco del greco Sardónios gélos; il greco Sardónios (póa) vale ‘erba della Sardegna’, derivato di Sardó ‘Sardegna’.

  • «Mi ha fatto un sorriso sardonico che non ho saputo interpretare.»

Questa parola vive in espressioni rigide, descrivendo in maniera piuttosto criptica quasi esclusivamente un tipo di riso e di espressione del volto— al limite, un tono. Le impressioni che genera possono essere contrastanti, incerte le immagini che suscita: questo, soprattutto perché il riferimento originario del sardonico spesso sfugge. Cerchiamo di coglierlo, ma mettiamoci i guanti!

Infatti questo aggettivo si riferisce a un’erba velenosa, conosciuta fin dall’antichità e fin dall’antichità chiamata sardonia — in riferimento chiaro alla Sardegna. Com’è immaginabile, siamo davanti a un’erba individuata in maniera un po’ approssimativa, ma dovrebbe trattarsi principalmente dell’Oenanthe crocata, anche nota come finocchio d’acqua o prezzemolino, un’erba palustre che effettivamente in Sardegna prospera — questa è la vera sorpresa, di solito i riferimenti geografici antichi sono mere fantasie. Ma è anche nome comune del Ranunculus sceleratus, ranuncolo di palude. Ambedue sono piante velenose.

L’Oenanthe crocata in particolare ha degli effetti altamente tossici sul sistema nervoso, che portano fra l’altro a convulsioni — e questo è lo snodo che ci interessa.
Il carattere sardonico che vediamo dipinto in faccia a qualcuno sembra essere il risultato di una tossina convulsiva, una contrazione delle labbra che scopre i denti in un ghigno tetanico. Qui peraltro notiamo che il nesso col riso è presente già in latino, e capiamo bene che trovare in ‘beffardo’ un sinonimo di ‘sardonico’ è quantomeno stiracchiato. Certo, ci vediamo dentro la figura di una certa amara malizia — l’espressione sardonica è interpretata come maligna, derisoria — ma la sua sostanza originale è quella di una contrazione, di uno spasmo provocato da un veleno, e di questo ne dobbiamo tenere conto. Il maligno e il beffardo possono manifestarsi in maniera vellutata e avvolgente, qui invece siamo davanti a uno stato inquietante e grottesco, di quelli che insomma, ci lasciano nel vago dubbio se chiamare un’ambulanza.

La risata sardonica che sentiamo risuonare nell’androne è angosciante, ci allarma; il sorriso sardonico che si tira sul viso dell’amico quando sente nominare con stima una certa persona ci turba e impensierisce; il tono sardonico con cui viene pronunciato un complimento ci agita e inquieta.

Più che di malignità, il carattere sardonico dà la percezione immediata di doppiezza: l’espressione che notiamo è distonica rispetto alla situazione, come se scaturisse da una causa esterna, quale un veleno che impone uno spasmo. Non ci sarebbe niente da ridere, quando il sardonico si manifesta, specie in questo modo — e questo ci schiude un dietro in cui ragioni di paura, rabbia, odio, dolore, in cui trascorsi di disillusione e durezza, indossano una maschera obliqua e preternaturale che getta nell’inquietudine.

Non una parola versatile, ma di grande efficacia descrittiva — che si deve fare attenzione a usare senza spropositi se no il giocattolo si rompe. Non è che ogni riso amaro si possa dire sardonico, ecco.

Parola pubblicata il 01 Novembre 2023