Setaccio

se-tàc-cio

Significato Attrezzo costituito da un telaio su cui è fissata una rete o un tessuto che serve a separare le parti più fini e più grosse di un materiale

Etimologia dal latino: saetacium, derivato di saeta setola, crine.

Il semplice arnese costituito da un tessuto di crine teso su un telaio permette di separare agevolmente la farina dalla crusca: questa è l’intuizione prima che portò alla nascita del setaccio. In generale, quando un materiale eterogeneo viene passato al setaccio, le sue parti che sono più grosse delle maglie del tessuto vi restano sopra - mentre quelle più fini filtrano di sotto.

Si tratta di un attrezzo molto versatile: può servire a raffinare un materiale, scegliendone solo la parte più sottile (come nel caso della farina), o a selezionarne le parti più corpose (come nel caso delle sabbie aurifere che i cercatori d’oro setacciavano in cerca di pepite). Oggi la sua presenza rimane indispensabile in cucina: vuoi per distribuire uniformemente lo zucchero a velo, vuoi per vagliare l’omogeneità della farina, vuoi per filtrare alla buona liquori in cui sono stati lasciati macerare scorze e spezie.

L’immagine di questo arnese è suggestiva, e invita comuni usi figurati - imperniati sulla ricerca attenta di qualcosa, sull’esame meticoloso, dal modo in cui il setaccio permette di trovare qualcosa in una massa confusa. La polizia passa al setaccio un quartiere in cerca del latitante; ; il relatore vaglia al setaccio una tesi brillante e controversa; Tizio, avendo saputo che il bisnonno ha sepolto una cassa misteriosa nel campo, lo setaccia palmo a palmo (povero Tizio, solo lettere d’amore, nella cassa, nemmeno un doblone).

Parola pubblicata il 16 Aprile 2014