Sicofante

si-co-fàn-te

Significato Nell’antica Grecia, accusatore di professione, e calunniatore; delatore, spia, calunniatore

Etimologia voce dotta recuperata dal latino sycophanta, prestito dal greco sykophántes ‘denunciatore’, composto di sŷkon ‘fico’ e -phántes, da pháinein ‘mostrare, manifestare’.

  • «Qualche sicofante le ha fatto sapere che sono stato io a mangiare le meringhe della sua torta.»

Si sa, la merce che si può contrabbandare è variegatissima, ma tendenzialmente ha una certa grinta, un valore ambiguo, un profilo intrinsecamente losco che si confà a una malavita gomorresca. Quindi vedere che oggi parliamo di contrabbando di fichi può disorientare. Ci sarà anche il contrabbando di pere? O c’è dietro qualcos’altro?

Il fico è un albero caratteristico del paesaggio mediterraneo. E oggi abbiamo probabilmente perso di vista l’importanza cardinale che questo albero poteva avere per l’alimentazione umana. Ad esempio, a quanto si riporta, anticamente una buona disponibilità di umili fichi era determinante per la serena sopravvivenza della gente più povera dell’Attica, la regione di Atene. È per questo che — pare — l’esportazione di fichi fu, in tempi non facilmente snocciolabili, vietata.

Secondo questa lettura il sicofante è letteralmente chi ‘mostra i fichi’, o meglio chi ‘mostra (chi trafuga) i fichi’, cioè chi denuncia qualcuno che sta portando fichi fuori dalla regione. Secondo un’altra ricostruzione, però, la denuncia fichica avrebbe riguardato non fichi qualunque, ma fichi sacri, colti furtivamente da alberi votati o cari a qualche divinità.

Insomma, alla fine resta il dubbio sul contrabbando dei fichi, ma la storia antica prosegue. Questa antica figura del denunciafichi, o sicofante appunto, vuoi perché obiettivamente il fico vale poco e quindi per denunciare devi essere un po’ fiscale e incline alla provocazione, se non fetente, vuoi perché il suo profilo icastico di delatore è rimasto impresso nella sensibilità corrente, è passato a indicare l’accusatore di professione.

Nella vecchia Atene (e non solo) perché si aprisse un processo serviva qualcuno che muovesse l’accusa (niente procedibilità d’ufficio, si direbbe). Questo ha senso, in un’ottica cittadina ristretta, in cui l’amministrazione della giustizia è una realtà concreta e prossima. Però è un tratto che si prestava ad abusi, che puntualmente si verificavano: infatti invitò la formazione di una categoria di calunniatori professionisti. Peraltro c’è chi riporta che in certi casi, dapprima, l'accusatore partecipava della multa inflitta all’accusato che soccombeva in giudizio, e in quest’attività c’era quindi anche da buscar qualcosa; ma furono anche varate delle leggi per cercare di sradicare questa pratica, almeno nelle sue espressioni più temerarie — con multe nel caso in cui l’accusa fosse stata sconfessata in maniera plateale, in giudizio.

In italiano questo denunciafichi calunniatore e ricattatore ha dei connotati speciali: infatti ‘sicofante’ è un termine della lingua alta, addirittura letteraria, e ha quindi un effetto peculiare.
La qualità di chi indulge in delazioni, spiate, calunnie, è una qualità comune in ogni contesto e strato sociale. E il sicofante che fa?

Interviene fra i sinonimi con la conformazione unica di un portato storico notevole, a tratti buffo, e di un calore non eccessivo. Dire che la vicina di casa è una spia perché ha spifferato la torbida liaison intrattenuta nella casa accanto, dà un’immagine incandescente, secca e terragna, quasi infantile; dire che il collega che avanza con disinvoltura sospetti gravi è un calunniatore, porta il discorso a un livello di serietà subito alto, e preoccupante, e grosso; mentre parlare del delatore che ha fornito l’informazione riservata al giornale adombra intenzioni di vendetta, la ricerca di un tornaconto, perfino un tratto servile — con un tono elevato, austero e tagliente.

Il sicofante ci fornisce un’immagine più inusuale e meno compassata, più ricca, accesa ed enfatica — prestandola bene all’ironia, senza che sia troppo diretta e aggressiva. Così parleremo del sicofante che ha una rubrica fissa in cui spiattella affari altrui più o meno ombrosi, alla festa ci accorgeremo che qualche sicofante ha riportato un nostro commento che doveva restare fra noi, e nel gruppo politico una sicofante denuncerà puntualmente le immoralità dei membri più in vista.

Una qualità seria anzi minacciosa, una vocazione bizzarramente professionale e un riferimento storico caricaturale fanno del sicofante una risorsa unica.


Se però avete ancora tempo per una nota scabrosetta, contro la fragilità della ricostruzione etimologica che riguarda il contrabbando di fichi, nel campo si è fatta avanti un’alternativa. ‘Fare le fiche’, ma anche ‘mostrare’ o ‘squadrare le fiche’ è un gesto offensivo dall’antica ascendenza, che si fa mostrando il pollice fra indice e medio, a mo’ di vulva. Ha anche referenze letterarie illustri, eh: all’inizio del XXV dell’Inferno, Vanni Fucci, bestiale ladro e sacrilego, finisce di parlare e bestemmia: «Al fine de le sue parole il ladro / le mani alzò con amendue le fiche, / gridando: “Togli, Dio, ch’a te le squadro!”». L’equivalente di alzare il dito medio a Dio.
Ecco, è plausibile che il sicofante fosse in antico non la persona che ‘mostrava i fichi’ trafugati, ma che ‘mostrava le fiche’ a qualcuno muovendogli un’accusa tutt’altro che composta.

Parola pubblicata il 04 Maggio 2022