Apoptosi

a-pop-tò-si

Significato In biologia, morte programmata della cellula

Etimologia dal greco apóptosis, che indicava la caduta dei petali dei fiori, composto da apó ‘da’ e ptòsis ‘caduta’; riconiata col moderno significato scientifico nel 1972 dai ricercatori Kerr, Wyllie e Currie.

Siamo abituati a pensare la morte come un evento tragico, che colpisce inevitabilmente, segnata di sofferenza e paura; non ci sfiora l’idea che possa essere un evento biologicamente calcolato - o addirittura una strategia. Ma non tutte le morti sono uguali, e questo è particolarmente evidente a livello cellulare.

L’apoptosi, che ci riconduce alla figura del fiore che perde i petali (poetica e calzante), è la morte programmata della cellula - diversa dalla necrosi, che è, per così dire, quella violenta. Vuoi perché il numero globale delle cellule di un organismo resti grossomodo invariato, vuoi perché una cellula malfunzionante può recare danno alle altre, o all’organismo intero, vuoi perché, se attaccata, non serva d’appoggio ad attacchi virali, il fatto che una cellula possa e sappia quando morire in maniera ordinata e pulita è essenziale, nell’economia di un corpo. Uno smantellamento indolore, un sacrificio naturale, quasi leggero, compiuto sull’altare della sopravvivenza dell’organismo. Secondo alcuni, quasi un’eco di quella pulsione di morte di cui parlava Freud.

Si tratta di un concetto della scienza recente, un campo di ricerca in vasta espansione, ma la sua suggestione trova antichi preludi, e ampie connessioni figurate con fenomeni sociali: il parallelo fra organismo e gruppo è evidente. Pensiamo alle tribù delle isole del Pacifico o delle steppe, in cui davanti all’imminente periodo di carestia gli anziani prendevano il mare, o lasciavano il villaggio, per non tornare mai più. Pensiamo ai soldati feriti che durante la ritirata dalla Russia preferirono togliersi la vita, piuttosto che essere di peso a chi poteva riuscire a tornare, o a quei malati che rifiutano le cure per lasciare maggiori risorse mediche agli altri. Pensiamo all’ultimo della cordata che durante la scalata drammatica perde la presa e, per evitare di trascinare nel vuoto i compagni in difficoltà, estrae il coltello e taglia la corda.

Quello dell’apoptosi è un concetto duro, da osservare: ci parla della responsabilità della morte, un aspetto che ci fa orrore, e che pare inaccettabile, nell’irritato fluire dei giorni. Ma l’apoptosi esiste, accade dentro di noi, ed è una possibilità che ci mette davanti al nostro ruolo nel nostro gruppo, nella nostra società, nella nostra specie.

Parola pubblicata il 10 Marzo 2015