Covone

co-vó-ne

Significato Fascio di spighe (specie di grano) recise e legate insieme

Etimologia etimo incerto; forse è un accrescitivo del latino covus, variante arcaica di cavus ‘cavo’.

Che cos’è un covone? Non sono in molti a saper rispondere con precisione a questa domanda: sì, è un termine che alla grossa si riesce a collocare, tutti ce lo figuriamo nell’orbita dei campi, e in particolare delle falciature, qualcuno potrebbe perfino spingersi a dire che è un cumulo di qualcosa, magari paglia, fieno, forse spighe - di quelli sorretti dallo stollo. Ma non saremmo proprio sulla giusta strada.

Il covone non è il pagliaio, non è un ammasso confuso di steli messi a mucchio intorno a un palo: è un fascio di spighe recise, legate insieme, ordinate. Ed ecco che accorre l’etimologia, che qui non è certa, ma probabile. Il covone nascerebbe dall’accrescitivo di una variante arcaica (si parla di termini davvero antichi) del latino cavus, cioè ‘cavo’: il cavo in questione sarebbe il cavo della mano, perché il fascio del covone è creato proprio a misura di mano. In realtà una misura un po’ sopra la mano (infatti è un accrescitivo), ma si porta facilmente - il covone è ancora da trebbiare e va messo a seccare, sistemato in formazioni ariose (a mo’ di tenda) chiamate biche, e spostato. E qui fermiamoci un attimo, giusto per uno scorcio: un oggetto della pratica agricola ancestrale prende il nome dal cavo della mano che lo raccoglie. questa è la retorica originale.

E sì, difficilmente la padronanza di questa parola ci svolterà la giornata, ci farà penetrare con maggiore intelligenza la realtà circostante, il mistero della mente, o ci farà fare colpo su qualcuno; però distingue un mucchio di steli buoni per foraggio o lettiera da un fascio da battere per trarne il grano è importante. Come si potrebbero descrivere certi dipinti di Monet o di Van Gogh, altrimenti? La poesia dei campi chiede precisione.

Parola pubblicata il 24 Marzo 2019