Digradare

di-gra-dà-re (io di-grà-do)

Significato Discendere, abbassarsi a poco a poco, smorzarsi

Etimologia dal latino tardo degradare, derivato di gradus ‘passo, scalino, grado’.

Sorte strana di due gemelli. ‘Digradare’ e ‘degradare’ hanno lo stesso identico patrimonio genetico linguistico (sono allotropi, due varianti); nascono dal degradare latino, eppure la selezione di un’alterazione minuscola (una ‘i’ per una ‘e’), anzi diciamo in genere le vie prese per affermarsi in italiano (dotta il degradare, addirittura con un passaggio attraverso il dégrader francese, popolare il digradare), hanno scavato fra le due e i loro significati una voragine.

Tanto è svilente, corrotto, sudicio e cadente il degradare, quanto è lindo, lieve, garbato e liscio il digradare. Si parla sempre di uno scendere, ma mentre nel degradare il riferimento a una discesa morale, di posizione, decoro e dignità è praticamente automatico, e solo in gerghi specialistici si mantiene neutra (pensiamo all’orbita degradata di un satellite che finisce per rientrare nell’atmosfera), nel digradare la discesa è di tutt’altro tipo.

Porta subito alla mente declivi erbosi che digradano verso le acque quiete del lago, pianori aperti che digradano al fiume, la musica vibrante che lentamente digrada nel silenzio, il colore della vecchia tenda che digrada via via là dove è più esposta al sole. Non c’è una degenerazione, qui; il digradare smorza, spenge, fa calare con serenità degnissima, bella. Non fa perdere valore (e con un po’ di coraggio si potrebbe dire: anzi). Anche quando è propriamente uno scendere (di qui non si digrada, si deve passare da quel sentiero), è uno scendere pulito, passo passo - forse perfino emozionato.

Una parola elegante, pensata, che senza rumore, senza ansimi, dà subito un tono di poesia viva al discorso in cui è pronunciato.

Parola pubblicata il 21 Marzo 2019