Eponimo

e-pò-ni-mo

Significato Nel mito, personaggio che dà il proprio nome ad un luogo o ad una stirpe; nell’antica Grecia e nell’antica Roma, magistrato che dà il proprio nome all’anno in cui è in carica; in generale, chi dà il proprio nome ad una scoperta o ad un movimento

Etimologia dal greco: epónymos, composto da epi sopra e onoma nome. Che mette sopra il nome.

Gli usi classici di questa parola sono piuttosto ristretti: sono eponimi i grandi personaggi, divini o eroici, che finiscono per dare il proprio nome a luoghi, città, stirpi. Pensiamo alla dea Atena che dà il nome ad Atene, al re Egeo che dà il nome al Mar Egeo, o alla gens Giulia romana, che aveva per mitico eponimo Iulo, figlio di Enea. Inoltre, gli arconti ad Atene e i Consoli a Roma erano magistrati eponimi nel senso che davano il nome al periodo in cui erano in carica: ad esempio, a Roma, per indicare il 345 a.C si sarebbe detto: l’anno in cui furono consoli Marco Fabio Dorsuo e Servio Sulpicio Camerino Rufo. Non sembra una computazione del tempo comodissima, ma così era.

L’uso di questa parola si è però molto esteso: si parla di eponimia in tutte le migliaia di casi in cui qualcuno dà il proprio nome a qualcosa - scoperte geografiche, unità di misura, invenzioni, malattie, parti anatomiche, movimenti politici, scuole o circoli o stili artistici, periodi storici, religioni, e perfino nei casi di personaggi dalle caratteristiche proverbiali. Seguendo a ruota con esempi: Amerigo Vespucci eponimo d’America, Alessandro Volta per il Volt, Rudolf Diesel per il gasolio o Louis Braille per il carattere di scrittura per non vedenti, e poi pensiamo al morbo di Alzheimer, alle tube di Falloppio, allo sciovinismo, al gabinetto Vieusseux, alle sedie Luigi XIV, ad una vicenda kafkiana, al manicheismo, ad un appetito pantagruelico. Tutti eponimi.

Parola pubblicata il 03 Marzo 2013