Facchino

Parole semitiche

fac-chì-no

Significato Portabagagli, uomo di fatica che di mestiere trasporta pesi; cafone

Etimologia dall’arabo faqīh ‘teologo, giureconsulto’, e poi ‘sovrintendente alle dogane’, dal verbo faqah, essere edotto sulle questioni di legge divina.

  • «Non ce la faccio a portare tutto per conto mio, ho bisogno dell'aiuto di un facchino.»

Ciò che si associa al facchino è la fatica, cruda e semplice. Sposta pacchi, trasporta bagagli, trascina carichi. In una parola, il facchino sfacchina. Un nome così potente da aver generato il verbo corredato da un prefisso intensivo s-, e il risultato dello stesso, cioè la sfacchinata. Per fortuna il nostro amico forzuto ci ha dato una mano, chi avrebbe potuto affrontare una simile sfacchinata? Non ti basta farmi sfacchinare su e giù per tutto il giorno, vuoi che ti prepari anche da mangiare! Vedi di dare una lauta mancia al facchino alla fine della giornata, vorrei vedere te al suo posto.

Insomma, non c’è niente di nobile in tutto questo. Eppure, dietro il povero facchino, si cela un passato fatto di onori universitari e prestigio burocratico, rovinosamente decaduti tanti secoli or sono, in seguito ad una crisi economica epocale avvenuta poco lontano dalla porta di casa nostra e di cui la Serenissima, guarda un po’, fu testimone.

In antichità, nel mondo arabo islamico, il faqīh era un dotto: dapprima poteva essere un sapiente teologo, un giurista erudito. La parola, effettivamente, deriva da un verbo, faqah, il cui significato principale è essere edotto in materia di diritto e di legge divina; poi faqih passò ad indicare un funzionario di alto livello che sovrintendeva e dirimeva le questioni doganali (la dogana è sempre roba araba). Ma intorno al XIV secolo la grande espansione economica della galassia islamica giunse ad uno stallo, e molti dotti e alti funzionari si ritrovarono senza lavoro.

Allora si dovettero reinventare un mestiere che desse loro da vivere in modo onesto, e si trovarono confusi con quelli che prima erano i loro sottoposti alle dogane, portatori e scaricatori – e in tanti ripiegarono sul commercio in proprio, trasportando loro stessi la merce in spalla, di mercato in mercato. Difatti è una parola attestata in italiano alla fine del Medioevo, in un momento che è già Rinascimento. La sua diffusione parte da Venezia, non deve sorprendere, e prende piede nell’italiano, passando addirittura nel francese.

Dà la vertigine di un’altezza inattesa rendersi conto che quando si parla di facchino intendendo la persona che fa da portabagagli in albergo o che sposta merci in magazzino, o magari estendendone il significato (in maniera un po’ sgraziata) allo zotico e al cafone, si porta in bocca la storia lontana di una drammatica rivoluzione sociale – che resta nei libri, sì, ma anche in parole correnti.

Parola pubblicata il 10 Novembre 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.