Guatare

gua-tà-re

Significato Guardare a lungo e insistentemente

Etimologia dall’antico tedesco: wahten esser di guardia - medesima radice del wait inglese.

Si tratta di una parola versatilissima, pur nella difficoltà di definirne una connotazione esatta.

Il connotato più diffuso di questo intenso guardare pare sia un guardare torvo, con disprezzo, sdegno, sospetto - quasi minaccia. Ci ricorderemo di Snoopy che quando si finge avvoltoio, “guata” bieco Linus e gli altri.

Eppure può essere anche uno sguardo impaurito, agitato da spavento, e per questo particolare connotato ricordiamo il primo canto dell’Inferno di Dante: “E come quei che con lena affannata/ uscito fuor del pelago a la riva/ si volge a l’acqua perigliosa e guata…” (E come colui che affannosamente esce dall’acqua, e giunto a riva si volta a guardare le acque pericolose da cui è uscito…).

Ma non solo: può anche essere uno sguardo interessato, stupito, magari anche lubrico, come in un magnifico scambio di battute ne “L’armata Brancaleone” quando la bellissima e purissima Matelda sta facendo il bagno nuda e Brancaleone si accorge che la truppa la fissa: “Che fate! Manigoldi ribaldi, guatate?! - Perché, ‘n se po’ guata’? - No! - Io guato! - No, tu non guati! - No no, noi guatiamo”.

I colori di questa parola sono variegatissimi, e sta al contesto e alle ulteriori attribuzioni definirli volta per volta: ma proprio qui sta il suo potere. Non è un grigio e neutro fissare, non è un generico e frettoloso guardare: se si guata, si sa già che quello sguardo vigoroso è incendiato da un sentimento - anche se è da chiarire quale - e quindi l’azione diventa immensamente più viva.

Parola pubblicata il 07 Marzo 2011