Iperuranio

i-per-u-rà-nio

Significato Nella dottrina platonica, luogo metafisico sede delle idee; figuratamente, al di là dei limiti della realtà umana

Etimologia dal greco hyperuránios, derivato di uranós ‘cielo’, col prefisso hyper- ‘sopra’.

Questa parola è un vero gioiello: qualcuno se la ricorderà incastonata nel lessico della dottrina platonica, ma sa essere sorprendentemente versatile.

Propriamente, in greco, descrive ciò che sta sopra le sfere celesti, sopra il cielo, e in questo luogo letteralmente metafisico (cioè al di là del mondo fisico) Platone nel suo Fedro pone le idee. Giova ricordare che nella dottrina platonica le idee sono concetti eterni, immutabili e sovrasensibili, di cui gli enti del mondo fisico, coi loro caratteri e le loro qualità, non sono che degli imperfetti riflessi. Secondo un celebre esempio (non privo di una vena ironica) nell’iperuranio ci dovrebbe essere l’idea di ‘cavallinità’ di cui ogni singolo cavallo fisico sarebbe una declinazione corrotta.

Dire che è una parola alta è dire poco, però in questa precisa altezza c’è una fertilità somma, ancor più evidente quando travalica la filosofia di Platone e si volge in ironia. Innanzitutto va precisato che ‘iperuranio’ è sia un sostantivo, sia un aggettivo, e quindi descrive sia un luogo ideale di astrazione pura al di là dei limiti della realtà e della piena conoscenza umana, sia ciò che in quel luogo si trova, assumendo una dimensione perfetta, spirituale: così possiamo parlare della grazia iperurania dell’esecuzione del violinista, dell’amico che scuoce la pasta perché ha sempre la testa nell’iperuranio, e possiamo esortare ad abbandonare l’iperuranio di certi discorsi trascendenti per dedicarci a questioni più fangose.

Dopotutto, sopra il cielo non c’è niente di umano.

Parola pubblicata il 30 Agosto 2017