Manutengolo

ma-nu-tèn-go-lo

Significato Chi tiene mano ad atti illeciti altrui; chi favoreggia altri su posizioni riprovevoli; mezzano

Etimologia da manutenere, derivato del latino manu tenere ‘tenere con la mano’.

  • «Si è fatto aiutare da una rete di manutengoli.»

Succede: in famiglia ti trovi quello operoso che non si tira mai indietro e s’ingegna a fare un po’ di tutto, ma anche il mezzo brigante. Lo vediamo bene oggi, perché abbiamo nello stesso bigoncio la manutenzione e il manutengolo. Questo è senz’altro un termine meno comune, ma ha una tonalità imperdibile.

Quella del manutengolo è una figura sfaccettata: è complice, favorisce azioni illecite altrui — tiene mano ad azioni illecite, si dice in un italiano un po’ rétro ma molto efficace. Ha un atteggiamento simile anche rispetto a posizioni e opinioni riprensibili, anzi moralmente problematiche: agevola il falso, l’estremo, si dimostra fazioso.
Il tratto delizioso di questa figura è la sua secondarietà: non è un criminale protagonista, non agisce al centro dell’azione. Regge il sacco, offre una sponda, fa da cassa di risonanza.

Proviamo a dire qualcosa di più complesso.
È un esito poetico molto intenso. Il tenere mano — il latino, manu tenere è un ‘tenere con la mano’ — è un gesto che adombra comportamenti dei più diversi. La mano è simbolo e strumento di ogni opera, questo ce lo aspettiamo: è in quel tenere che sta la meraviglia.
Tenere è un verbo stativo, cioè che indica uno stato permanente, e la sua radice è la stessa del tendere: c’è una tensione che viene conservata, nel tenere — e nel tenere mano la tensione permanente si applica a una certa opera, a una certa azione.

La manutenzione del giardino, di un edificio, non è un lavoro singolare: si esprime in una miriade di interventi ma è concettualmente permanente. La mano che lavora viene tenuta su qualcosa, la sua è una custodia vigile e attiva.
La lettura del tenere mano che origina il manutengolo sembra diversa ma è la stessa: un’azione permanente, un’opera di sostegno e custodia — sostegno e custodia di un disegno che ha il piccolo particolare di essere illecito, o perfino criminale, o di una temperie biasimevole e ingiusta. Ha finito per essere anche il mezzano, il ruffiano, che tiene mano alle combinazioni illecite — mica combinazioni che si fanno con exploit estemporanei, bensì badando con continuità.

Così posso parlare dei manutengoli che rendono difficile individuare chi abbia commesso un delitto, delle parole da manutengola con cui la collega difende scelte aziendali scellerate, e del manutengolo che appoggia sempre le mie più balzane e riprovevoli idee culinarie.

Com’è scontato il complice, come è ingessato il favoreggiatore, come sono generici compari e compagni, come è passivo il connivente. Il manutengolo, con quest’aria d’un tempo, è ancora una risorsa formidabile.

Parola pubblicata il 06 Marzo 2024