Medesimo

me-dé-si-mo

Significato Come aggettivo dimostrativo, stesso, identico; come pronome dimostrativo, lo stesso

Etimologia attraverso l’ipotetica forma del latino parlato metìpsimus, secondo alcuni rafforzamento di ipsimus, superlativo di ipse ‘egli stesso’; secondo altri superlativo di metipse ‘io stesso’.

Strizzando un po’ gli occhi, biascicando un po’ il suono, si riesce ancora a cogliere nel ‘medesimo’ l’impronta del superlativo.

Che sia una parola esagerata lo sappiamo: i colleghi pronomi e aggettivi dimostrativi - come questo, quello, stesso, tale - appaiono tutti così misurati e asciutti e piani, invece ‘medesimo’ sgomita nella frase sdrucciolando in un ingombro che si fa sempre notare. Ciò che, senza saperlo, invece non si può notare, è il meraviglioso livello di deformazione che ha subito questa parola, risultato di iperboli ed esasperazioni stirate, allungate, tese, strascicate nelle ultime decine di secoli a partire da materiale così vecchio che a stento è riconoscibile: c’è una particella met che in latino compariva in funzione rafforzativa (pensiamo a egomet, forma rilevata di ego, ‘io’), c’è un ipse (‘egli stesso’) più noto ma ormai così maciullato da non vedersi più. C’è un passaggio (o più di uno!) per un grado superlativo la cui eco resta solo nella lunghezza e nello spazio enfatico che il medesimo si prende. C’è il passaggio ricostruito e ipotetico attraverso il latino parlato che lo ha traghettato in forme diverse fino all’italiano: varianti come medesmo o medesimmo sono attestate alla metà del Duecento. Quasi dispiace che Dante lo inchiodi nella sua forma attuale, e che negli ultimi settecento anni, dopo un’infilata ininterrotta di metamorfosi popolari, fantasiose, bislacche e vivaci durata per un tempo impronunciabile, non sia più cambiato.

Abbiamo questa creatura isolata, troppo strana per avere parenti, che ricopre i ruoli di aggettivo e di pronome dimostrativo: questi ruoli di solito raccontano le posizioni delle cose e delle persone nello spazio e nel tempo; ma il medesimo dimostra identità. Si nota che due romanzi, in fondo, hanno la medesima trama, che due sughi molto diversi hanno i medesimi ingredienti, ci appuntiamo che due pacchetti hanno il medesimo peso; quando segue, rafforza: è stata lei medesima a dirmelo, è il giorno medesimo del suo compleanno. E questi come aggettivo, invece come pronome posso affermare di essere il medesimo che ha telefonato ieri, che la risposta che ti do è la medesima che ho dato al tuo concorrente.

La sua normalità è profondamente bizzarra; è una parola più che comune, fondamentale, ed è diffusa coi suoi omologhi anche nelle altre lingue romanze, ma l’eleganza appena sostenuta con cui frequenta i nostri discorsi ha un che di grottesco. Un profilo noto e amichevole che però è inafferrabile, contraffatto in maniera ormai indistinguibile, per la tendenza eterna ad accatastare esagerazioni al di là del limite entro cui il senso regge.

Parola pubblicata il 08 Maggio 2019