Pimentare

pi-men-tà-re (io pi-mén-to)

Significato Insaporire col pimento; rendere piccante, eccitante

Etimologia dallo spagnolo pimiento, variante di pimienta che è dal latino pigmenta, plurale di pigmentum ‘tinta, colorante’, che nel latino medievale prese anche il significato di ‘spezia’.

Un’altra parola che ci schiude dei significati potenti a partire dalle sensazioni del palato.

Innanzitutto si deve notare che il passaggio vivace in una cascata di bocche nostrane e straniere lungo secoli di storia ha fatto perdere al ‘pimentare’ una ‘g’ molto interessante: infatti lo spagnolo pimienta nasce dal latino pigmenta. Oggi, se pensiamo a un pigmento, ci viene in mente la melanina della pelle, o la preziosa polvere di lapislazzuli usata per dipingere cieli profondi. E in effetti i significati classici del latino pigmentum orbitano intorno al concetto di tinta - arrivando però già a lambire l’ornamento; fu nel latino medievale che pigmenta passò a indicare anche le spezie in genere. Ma perché? Il passo è breve: la riduzione in polvere, i cromatismi accesi e l’alto valore le accomuna ai pigmenti; e molte spezie erano effettivamente usate come pigmenti (per fare un esempio celebre, si vuole che nel risotto alla milanese ci sia lo zafferano perché un mastro vetraio, che lavorava alla produzione delle vetrate del Duomo giusto tingendole con lo zafferano per conferire loro un colore brillante, avrebbe aggiunto questa spezia al riso per il matrimonio di sua figlia).

Quando Colombo tornò dalle Indie, o quel che erano, portò con sé una pianta che pareva produrre un pepe prodigioso, profumato di aromi complessi, forte, in grani grossi: invalse rapidamente chiamarla col nome di ‘pimento’, nelle sue varie declinazioni romanze. Scientificamente il pimento ora è noto come Pimenta dioica, e comunemente è anche chiamato pepe garofanato o pepe della Giamaica. Il verbo ‘pimentare’ ci arriva quindi come l’insaporire, il condire col pimento; ma va detto, non è una spezia che si usa moltissimo nella nostra cucina - piuttosto, manco a dirlo, è un cardine della cucina caraibica. Eppure, anche se non abbiamo il pimento nel portaspezie, si può pimentare figuratamente: se il sapore del pimento arde e inebria, nel pimentare troviamo un eccitare, un condire con un che di piccante, magari esotico. L’ospite a cena pimenta i suoi aneddoti con sottili allusioni erotiche, il film è pimentato da colpi di scena sorprendenti, gli imprevisti pimentano il viaggio.

È un po’ un pepare. Però più ricercato. Ci fa fare la figura di chi usa lo scalogno invece della cipolla.

Parola pubblicata il 03 Marzo 2018