Potabile

po-tà-bi-le

Significato Che si può bere senza pericolo per la salute

Etimologia dal latino potare ‘bere’, di origine indoeuropea.

Abbiamo tutti in mente quella piccola gag: un tizio coi forbicioni da giardiniere tenta di tagliare il getto d’acqua di una fontana, sopraggiunge il compare arguto che gli indica il cartello appeso accanto, «Non vedi? Non è potabile!». Dietro al gioco di parole rimane la domanda che, sul serio, resta da sciogliere: ma il potabile nel senso di bevibile senza pericolo e il potare nel senso di curare le piante tagliando le parti improduttive, fuori sagoma, eccessive, hanno qualcosa a che vedere l’uno con l’altro? La domanda diventa tanto più interessante quando ci si accorge dell’antichità di queste parole, che hanno entrambe una riconoscibile radice indoeuropea - germinate prima del latino, prima della scrittura. La risposta è no, non sono imparentate - ma vediamo.

Per un certo periodo anche l’italiano ha conosciuto il verbo ‘potare’ nel senso di ‘bere’, ma è un latinismo che non ha avuto successo: invece il ‘potabile’ sì. Recuperato come voce dotta nel Seicento, non si è limitato all’uso che nella stragrande maggioranza dei casi ne facciamo oggi - quello riferito all’acqua. Si può parlare (e in effetti non manca occasione di parlare) di vini non potabili perché fanno schifo, dei cocktail economici e tuttavia potabili che fanno in quel locale. S’intende subito quale sia il passo successivo d’estensione del significato: l’accettabile, il passabile. Potabile il libro che si fa leggere alla fine anche con un certo piacere, potabile una compagnia che si può sopportare. Qui finiscono i rami dell’antico potare (si aggiunge giusto l’apota, che però è un conio moderno).

Il potare riferito alle piante ha un’altra origine, ed è un verbo che riserva una grande sorpresa. Infatti nasce dal latino putare - esattamente quel verbo che conosciamo coi significati di ‘ritenere, pensare’, che sta alla base di reputare, deputare, computare, disputare e via dicendo. In questo verbo latino il significato di ‘ripulire, tagliare’ - diciamo, quello del nostro ‘potare’ - precede gli altri. Si tratta quindi di un pensare che scaturisce dal potare. Dopotutto quando pensiamo, scegliamo, calcoliamo, non facciamo qualcosa di diverso dal nettare, dal tagliare, dal cernere. Per quanto l’antichità di una consapevolezza così profonda dia un po’ di vertigine.

Parola pubblicata il 06 Aprile 2019