Preludio

Le parole della musica

pre-lù-dio

Significato Composizione strumentale introduttiva; composizione autonoma dal carattere piuttosto vario. In senso traslato, esordio di un’opera letteraria, parte introduttiva di un discorso. Inizio di un evento che potrebbe svilupparsi

Etimologia voce dotta recuperata dal latino medievale praeludium, derivato dal latino praelùdere ‘provare, esercitarsi; scrivere come introduzione’, da lùdere ‘giocare; divertirsi; interpretare’ con il prefisso prae-.

Preludio è una parola che gode di un passaporto internazionale: i francesi lo chiamano prélude, i tedeschi Präludium o Vorspiel e gli spagnoli come noi; similmente avviene in altre lingue.

Rousseau lo definisce come una sorta d’introduzione e di preparazione a un brano di musica, che tocca le note principali della tonalità per esporla con chiarezza, oppure per verificare l’accordatura dello strumento, o ancora per sciogliere le dita del suonatore.

Il concetto di preludio è antico; appartiene alla musica ma anche all’arte retorica ed esprime la necessità di introdurre, di preannunciare ciò che seguirà immediatamente dopo. È un gesto elegante, fantasioso e con carattere improvvisativo, in grado di predisporre gli animi degli astanti stimolando la loro attenzione. Preambulum, proemium, fantasia, ouverture, toccata, capriccio, intonazione, ricercata, fungono perlopiù come sinonimi di ‘preludio’.

Con questo termine sono state denominate un gran numero di composizioni musicali, anche molto diverse tra loro dal punto di vista della forma: da quelle brevi, di poche battute, a quelle che occupano molte pagine, come i preludi delle Suite inglesi di Bach. Si passa poi dalle fantasie dell’organista che improvvisa ‘preludiando’ sullo strumento, a composizioni sinfoniche di ampio respiro, concepite come pezzi a loro stanti. In ogni caso, come esprime il nome, il preludio dovrebbe essere un’introduzione a qualcos’altro; comunque è una composizione non legata a una forma prestabilita.

I più antichi preludi musicali che si sono conservati sino a noi sono cinque brevi praeambula per organo del 1448 composti dal tedesco Adam Ileborgh, raggruppati in una sezione intitolata proprio «Incipiunt praeludia diversarum notarum». Presto furono composti preludi per altri strumenti, come questo per liuto di John Dowland. Nel periodo barocco il preludio si piazzò all’ingresso della suite o si sposò indissolubilmente con la fuga. Nell’Ottocento Carl Czerny, celebre pianista, didatta e compositore scrisse:

Un pianista darà prova di buon gusto, specialmente nell’esecuzione di un pezzo assolo in una sala privata, se non comincerà subito col pezzo medesimo, ma si proverà dapprima con un preludio, che gli serve a preparare gli uditori, e nel tempo stesso ad assicurarsi delle qualità dello strumento, che d’ordinario gli è straniero

È in quest’epoca che il preludio si emancipa e si sviluppa, sciogliendo il legame con la musica seguente. Chopin, Liszt, Verdi, Wagner e altri maestri lo consacreranno a composizione autonoma, nella quale si conserverà talvolta un legame sottile con il passato, con una reminiscenza lieve di estemporaneità. Il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy è invece un breve poema sinfonico.

L’ambito particolare in cui la parola è stata custodita per molto tempo ha contribuito alla sua cristallizzazione, senza tuttavia impedirne l’estensione nella lingua comune e nell’uso figurato. Dal preludio del nostro interlocutore intuiamo al volo dove vada a parare il suo discorso e quando presentiamo un’amica al vicino, scorgiamo eloquenti sguardi che preludono a una possibile relazione affettiva.

Parola pubblicata il 06 Marzo 2022

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale