Procrastinare

pro-cra-sti-nà-re (io pro-crà-sti-no)

Significato Rimandare a domani

Etimologia dal latino: procrastinare, composto di pro a favore crastinus di domani, aggettivo cras domani.

Di per sé è una parola neutra. Ma per qualche strano motivo il differire al giorno dopo ci sbruciacchia una certa qual coda di paglia, ed acquisisce un connotato strisciante ma netto di rimprovero per la pigrizia di chi rimanda all’infinito, per una situazione tenuta passivamente in sospeso, senza affrontarla.

Si procrastina (classicamente) l’inizio della dieta, l’iscrizione in palestra, l’inizio dello studio per l’interrogazione o l’esame; si procrastina il riordino della soffitta, dell’armadio, il montaggio dei mobili dell’Ikea ancora imballati in soggiorno, andare dal medico o alla posta a pagare le bollette o a comprare i regali di Natale, tagliare l’erba. Così si resta grassi, fuori allenamento, si inizia a studiare troppo oltre il limite del disastro inevitabile, in soffitta si crea un ecosistema autonomo, l’armadio accumula ciarpame, gli imballaggi impilati diventano tavoli, l’eruzione cutanea si allarga, arriva per posta il secondo avviso, ci si ingorga a riciclare regali il pomeriggio del 24, in giardino si passa col machete.

Parola pubblicata il 05 Settembre 2012