Recidivo

re-ci-dì-vo

Significato Che ricade negli stessi errori, detto in particolare di condannato che commette un altro reato, o di chi ricada nella stessa malattia

Etimologia voce dotta recuperata dal latino recidivus, derivato di recìdere ‘ricadere’, che viene da càdere ‘cadere’, con prefisso re- ‘di nuovo’, ma anche ‘indietro’.

Osservando questa parola s’incappa in una delle coppie più aggrovigliate e famose del latino: i verbi cado (‘cadere’) e caedo (‘tagliare’). Aggrovigliati perché questi verbi in gran parte delle loro coniugazioni e dei loro composti sono davvero simili; famosi perché sono alla base di una valanga di verbi italiani.

Ora, leggere che il recidivus deriva dal latino recidere, cioè ‘ricadere’, ci fa accigliare: com’è che vuol dire ricadere? ‘Recidere’ ce lo abbiamo anche noi in italiano, e vuol dire ‘tagliare’, lo sappiamo. Peraltro, su qualunque dizionario si può leggere che questo nostro ‘recidere’ deriva giusto dal verbo recidere che in latino aveva il medesimo significato: tagliare. Ebbene, siamo davanti a due distinti recidere latini, che all’occhio e all’orecchio possono parere del tutto uguali tranne che nel significato.

Non lo sono: c’è una piccola differenza che coinvolge la ‘i’. Nel recidere-tagliare la quantità vocalica, ossia la durata della ‘i’ è lunga, ed è segnata così: ī. Nel recidere-ricadere, invece, è breve, ed è segnata così: ĭ. Questo fa sì, ad esempio, che la prima persona singolare dell’indicativo presente del recidere-tagliare, recīdo (io taglio), sia da pronunciare ‘recído’, mentre quella del recidere-ricadere, recĭdo (io ricado), è da pronunciare ‘récido’. Oggi paiono delle sottigliezze strane, ma nel latino classico erano differenze percepite come evidenti, e bastano queste piccole osservazioni per schiarirsi le idee.

Quindi il recidivo ci racconta la qualità di chi ricade. E già il ricadere occupa gran parte delle aree semantiche del recidivo - che prospera specialmente in diritto e in medicina, oltre che in teologia. Infatti così come si ricade nel peccato, nella malattia e nel reato, si può essere recidivi per una colpa confessata, emendata e ricommessa, recidivi per la patologia che sembrava stesse guarendo e invece si riacutizza, ed è recidivo chi dopo una condanna per un reato ne commette uno nuovo, con gravità crescente se la natura del reato è la medesima, se è commesso entro un certo tempo dal precedente e via dicendo.

Ma non ci si deve fare ostacolare dall’ipertrofia di queste aree: si può parlare anche dell’amica recidiva che torna a vedersi con l’ex lasciato dopo tante tribolazioni, siamo recidivi quando ci scordiamo anche quest’anno del compleanno del collega, e si può stare in guardia contro un’idea maligna e recidiva che non è mai definitivamente consegnata al passato. certo il termine ‘recidivo’ ha un’aura più dotta, e il suo uso consueto in sfere alte del sapere la conserva; ma la sua immagine è semplice come quella del ricadere, un cadere di nuovo, un cadere indietro - immagine archetipica di un tornare nell’errore con uno squilibrio che tira in basso e indietro, contrapposto alla luce di un passo bilanciato, stabile, eretto, in avanti.

Parola pubblicata il 24 Aprile 2019