Riuso

ri-ù-so

Significato Uso nuovo, ulteriore; recupero, reimpiego

Etimologia da riusare, composto da ri- ‘di nuovo’ e usare.

Questa parola, così secca e schietta, è sorprendentemente recente. È solo nella seconda metà del secolo scorso che compare in italiano, fra gli anni ‘60 e i ‘70, in precipuo riferimento a edifici ed aree che vengono reimpiegati con destinazioni diverse da quelle originarie - spesso di proprietà pubblica, spesso a fini sociali, in modo da valorizzarli come beni comuni.

Già questo impiego del termine ‘riuso’ vale a conferirgli un’impronta decisamente positiva: un bene immobile sfugge alla rovina trovando vita nuova. Ma è nel XXI secolo, nel momento in cui il fascino e la sostenibilità dello spreco si mostrano per la sacculinizzata illusione che sono, che il termine ‘riuso’ allarga il suo bacino alla vastità attuale.

Diventa una delle “tre R” dell’ecologia, a valle rispetto alla riduzione dei consumi ma a monte rispetto al riciclo: la pratica del riuso - che diventa in generale l’uso ulteriore e nuovo di un oggetto, dal mobilio al vestiario al mero materiale recuperato - diventa il diaframma frapposto tra ciò che viene scartato e il suo diventare rifiuto; recuperandolo in extremis solleva le risorse naturali da uno sfruttamento evitabile, e con uno sforzo d’ingegno (minimo o artistico) evita la malora di un valore.

Ciò che è paradossale di questa parola è proprio la sua attualità: la pratica di massa del riuso, sia degli edifici sia di mobili e utensili è stata una costante storica, scordata solo - per qualche decennio - da una società che ha frainteso l’improvvisa abbondanza.

Parola pubblicata il 23 Febbraio 2017