Scatologia

sca-to-lo-gì-a

Significato Discorso riguardo agli escrementi; trattazione triviale, di intento comico, specie riguardo agli escrementi

Etimologia dal francese scatologie, composto dagli elementi greci skôr (skatós al genitivo) ‘merda, escrementi’, e -logia ‘discorso’.

  • «Si produsse in una scatologia che divertì i compagni e lasciò interdetta la professoressa.»

Che gioiello: una parola altissima per significare il bassissimo.
Peraltro un bassissimo quasi caricaturale, quello che ci viene in mente quando pensiamo al bassissimo più farsesco: la scatologia è il discorso scherzoso e triviale che riguarda la cacca.

In effetti il suo nome, se prendiamo gli stretti elementi greci che lo compongono, predica solo un discorso che coinvolge gli escrementi — ma da questo nucleo si allarga. Nel suo bacino c’è perfino una diramazione scientifica di studio biochimico e batteriologico delle feci, ma l’alveo principale è quello del discorso o anche dell’opera che ha delle intenzioni comiche e le persegue giocando su questo peculiare versante; non si stringe fiscalmente sulla cacca ma l’accompagna alla più vasta galassia dell'osceno, del laido, del lordo — teniamo pure la sfocatura del basso.

Possiamo parlare delle amene scatologie che i bambini tirano fuori con nonchalance a tavola, di un brano che nella pura scatologia riesce a trovare inattesi spazi di pensiero, della piega scatologica che prende una barzelletta, o di qualche problema di controllo della scatologia che certe persone mostrano in pubblico.

Già che si possa usare una parola così pulita e ricercata per indicare qualcosa di così sporco e a buon mercato è straordinario: riesce a modificare l’oggetto greve di un’osservazione in modo che sia nominabile senza essere sconveniente (se è una situazione in cui una parola alta non è essa stessa sconveniente). Non lo esilia dal discorso, non lo copre con eufemismi, lo accoglie in panni diversi, che non tolgono un bottone alla sua sostanza. Dopotutto non è solo fatta di greco: è fatta di greco in francese, che ci presta a fine Ottocento il suo scatologie. Una formazione e un passaggio che garantiscono un’accettabilità totale. Ma c’è una coincidenza dissonante che vi echeggia dentro e ne aumenta la scherzosità.

È letteralmente a una lettera di distanza dall’escatologia, ossia l’indagine sui destini ultimi dell’essere umano e dell’universo (dal greco éskata ‘cose estreme’, probabilmente derivato dalla radice di ‘ek-’ fuori). Non c’è niente di concettualmente così tanto distante, no? Forse, o forse no.

Tu dirai «L’è la Natura,
perché nulla si disperda»,
ma una cosa l’è sicura,
che finisce tutto in mer-a fatale illusion.

Riccardo Marasco, ritornello di ‘Vassallo, cavallo, gallo’

Parola pubblicata il 10 Agosto 2022