Serto

sèr-to

Significato Ghirlanda, corona; raccolta di versi per occasioni speciali; circolo, intreccio

Etimologia voce dotta recuperata dal latino sertum ‘corona, ghirlanda’, usato spesso al plurale serta, neutro sostantivato di sertus, participio passato di sèrere ‘intrecciare’.

  • «Intrecciava gli steli dei fiori, ne faceva serti profumati, li metteva sul capo a chi passava.»

Toccare questa parola, schiettamente poetica come poche altre, è un po’ come accarezzare uno di quei fiori leggendari che si trovano nelle storie e nei canti. È un concetto che intreccia l’alto e il basso, il potente e il leggero, un significato stretto e uno enorme, con una grazia che mette soggezione. Vediamo dove ci porta questa carezza.

‘Serto’ nasce dal latino sertum, ‘corona’, sostantivazione di sertus, cioè il participio passato del verbo sèrere. Un verbone, che in italiano da sé non è in pratica passato, ma che emerge nella derivazione di un arcipelago di parole diversissime. Significa ‘legare insieme, intrecciare, concatenare’ — e lo troviamo nel dissertare, che scioglie l’intreccio di una questione, nelle braccia conserte, nel parlare concatenato del sermone, nell’asserzione che lega e salda, nella serie.

Ora, una parola che significhi ‘corona’ è senz’altro una parola alta; ma la sua genesi d’intreccio ci rivela subito che non siamo tanto davanti alle fredde corone di metallo e pietra che ci figuriamo su teste di monarca, ma piuttosto davanti alle corone prime — intrecci di fusti elastici di alloro, di olivo, di vite, di quercia, ma anche di spighe, e ghirlande fiorite secondo la stagione. Sono anche le corone delle divinità antiche — e spesso, dapprima, le corone d’oro e d’argento non sono che imitazioni meno deperibili di quelle vegetali.

È per questo che parliamo dei serti di margherite con cui ci orniamo a vicenda il capo quando viene aprile; è per questo che si parla del serto nuziale di zagare — che diventa anche, in un’usanza rétro, una raccolta di versi scritta per l’occasione di nozze o altri momenti speciali; è per questo che si parla del serto da poeta con la dignità del lauro.

Ma il serto è anche in senso più ampio il circolo e l’intreccio. Un serto di persone congratulanti si stringe intorno a chi ha vinto il premio, un variegato serto di gente curiosa si avvicenda presso la nuova, enigmatica statua che campeggia nella piazza. Il genere di una serie tv può essere un callido serto di fantascienza e storia, la cultura locale un serto di tradizioni culinarie, musicali e di mentalità condivisa.

Una parola aggraziata, lieve, che si distingue per ricercatezza. E che peraltro compare due volte, figurata e no, in una delle arie più celebri della storia dell’opera lirica, ‘Celeste Aida’, dell’Aida musicata da Giuseppe Verdi su libretto di Ghislanzoni.

Celeste Aida, forma divina,
Mistico serto di luce e fior;
Del mio pensiero tu sei regina,
Tu di mia vita sei lo splendor.

Il tuo bel cielo vorrei ridarti,
Le dolci brezze del patrio suol,
Un regal serto sul crin posarti,
Ergerti un trono vicino al sol.

Parola pubblicata il 15 Giugno 2022