Sineddoche

Le figure retoriche sono una bomba

si-nèd-do-che

Significato Figura retorica che consiste nello scambio di nome tra due entità tra le quali vi è un rapporto quantitativo

Etimologia dal latino synècdoche, mutuato dal greco synekdokhé, derivante dal verbo synekdékhomai ‘supplire alla mancanza di una parola o un pensiero con parole o pensieri a essi connessi’.

La sineddoche non è altro che la cara sorella della metonimia. Se mi è concesso un giudizio di qualità, poi, è a volte anche più semplice. «Tutto a posto allora, nessun problema!», direte voi. E invece no, il problema c’è eccome, perché sineddoche e metonimia sono sorelle quasi gemelle: a volte indistinguibili.

Se nel caso della metonimia abbiamo la contiguità dei sensi, quindi un rapporto di tipo qualitativo, nel caso della sineddoche questo rapporto è invece di tipo quantitativo. Ma nella pratica?

Si pensi, in termini geografici, all’Oceania. La maggior parte delle terre emerse di questo continente appartengono all’Australia, e di conseguenza la nazione si trova spesso sulle spalle il dovere di designare l’intero continente: il rapporto è quantitativo perché una parte (l’Australia) finisce per definire il tutto (l’Oceania). Processo contrario e ben più comune si ha quando l’americano è spesso inteso come statunitense (il tutto per la parte) – per quanto potrebbe essere tranquillamente un canadese, un argentino, un boliviano. E la sineddoche è, in questo caso, al quadrato: ho usato il singolare (l’americano) per indicare la pluralità (gli americani).

A volte però i confini tra sineddoche e metonimia si fanno più sottili: può accadere che una metonimia diventi, a sua volta, sineddoche. Ad esempio, parlando del Quartetto per archi n. 16 di Beethoven, capita che per denominarne l’ultimo movimento si usi una frase in esso contenuta: Es muß sein! (‘Deve essere!’), anche se sarebbe titolato diversamente: questa è una metonimia. Ma qualcuno va oltre e usa quella stessa frase in riferimento non solo all’ultimo movimento, bensì a tutto il quartetto – e così la metonimia diventa sineddoche.

Alcuni di voi conosceranno il Calepino, dizionario di latino. Il termine è metonimia quando usato per fare riferimento a quello specifico dizionario (autore, Ambrogio dei conti di Calepio, per l’opera), ma sineddoche quando usato invece in riferimento a un qualsiasi dizionario (uso dello specifico per il generale).

Se in questo momento avete la fronte corrucciata e cercate di vedere la minutissima linea che separa sineddoche e metonimia, non sforzatevi troppo. È diafana, e io per primo lo dico: a volte non se ne cava piede. I rapporti di qualità e quantità spesso si sovrappongono, e strano sarebbe il contrario: come abbiamo potuto constatare, parliamo così tanto per sineddochi, metonimie e metafore che una schematizzazione assoluta è ardua impresa.

Ma il parlare retorico, consapevole o no, è bello così come son belli i gioielli: con le loro catenine preziose che si intrecciano e fanno brillare splendidamente pietre e parole.

Parola pubblicata il 01 Dicembre 2017

Le figure retoriche sono una bomba - con Mauro Aresu

Le figure retoriche pervadono la lingua e il pensiero, ad ogni livello. Con Mauro Aresu, giovane studente di lettere classiche, iniziamo un ciclo di parole rigoroso e scanzonato proprio sulle figure retoriche.