Siparietto

si-pa-riét-to

Significato Sipario supplementare più leggero e arretrato rispetto al principale, usato per compiere cambi di scena; nel teatro di rivista, numero di varietà compiuto durante il cambio di scena; intervallo; scenetta

Etimologia diminutivo di sipario, che è dal latino siparium, di origine sconosciuta.

Che il siparietto sia un sipario diminuito si capisce bene. E basterebbe l’intuizione per collegare il piccolo sipario alla piccola scena, al teatrino che conosciamo come siparietto; ma questa intuizione non ci racconterebbe la storia giusta.

Qualcuno potrebbe pensare che il siparium latino sia in qualche modo connesso al separare: dopotutto, che cosa fa il sipario, a teatro? Invece no. La sua origine è sconosciuta, e tutto il suo parentado è sotto terra (si collegava al sùpparum, che era sia la piccola vela sia un tipo di velo o sopratunica femminile, arrivando anche al semplice abito maschile e allo stendardo). E va notato che il siparium non corrispondeva al nostro sipario: vi corrispondeva l’aulaeum mentre il siparium era un sipario secondario che fungeva da fondale o copriva solo parzialmente la scena, utile in commedia (si riporta) specie per la presentazione dei personaggi.

Il siparietto, senza voli di fantasia, si attesta a partire dagli anni Trenta del Novecento come un elemento scenico e un genere di spettacolo: durante i cambi di scena, specie nel cosiddetto ‘teatro di rivista’ (un genere contiguo al varietà e all’operetta), veniva tirata una tenda leggera a coprire i rapidi lavori di spostamento, un po’ arretrata rispetto al sipario vero e proprio. Questo lasciava tempo e spazio, sul proscenio aperto, per una scenetta che facesse ingannare l’attesa: il siparietto-tenda dà così il nome per metonimia al siparietto-spettacolo.

Consegnato al passato il teatro di rivista (spesso le usanze dei nonni sembrano più antiquate di quelle dei latini), il siparietto è sopravvissuto come stacco, intervallo, anche in radio e in televisione; ma recede sempre. Invece il suo uso figurato fuor di spettacolo è sempre rampante: il siparietto di oggi raccoglie in maniera meticolosa il siparietto del teatro di rivista, delineando una scenenetta (spesso un litigio ma non solo) che non è centrale, che pare un intermezzo teatrale di poco valore; e sì, può anche essere un intrattenimento ma spesso se ne farebbe volentieri a meno. Di rado è un termine lusinghiero, ha sempre qualcosa di ostentato e insieme di povero, di goffo, di imbarazzante. I giornali titolano sul siparietto fra due giocatori di calcio che se le sono dette, il politico all’inaugurazione si produce in un lezioso siparietto con gli ospiti, e il diniego che subodoravamo ci viene comunicato dopo un siparietto penoso sulle carte che non si trovano.

La vita è spesso drammatizzazione, ma ecco, forse non c’è drammatizzazione più misera dell’intermezzo scarso a cui si assiste per forza mentre stiamo aspettando altro. Insomma, ‘siparietto’ pare un termine vezzoso e innocuo, ma non lo è.

Parola pubblicata il 30 Aprile 2019