Solecismo

so-le-cì-smo

Significato Sgrammaticatura, improprietà, strafalcione, uso errato di forme linguistiche

Etimologia voce dotta recuperata da soloecismus, prestito dal greco soloikismós ‘strafalcione’, da soloikízo ‘parlo in modo scorretto’, dal nome della città di Soli, Sóloi in greco.

Oggi tocchiamo una questione linguistica simpatica che non è semplicemente storica, bensì eterna.

Non è un mistero che la cultura greca, riguardo alla lingua, avesse delle convinzioni un po’ presuntuose. In effetti si è trattata della più grande cultura schiettamente monolingue della storia d’Occidente, e aveva un’idea semplice e chiara: noi parliamo bene la lingua giusta, il resto è un blaterìo barbarico.

Ora, il greco antico non era una lingua monolitica: c’erano diversi dialetti. Quello che ha avuto maggior successo — come accade sempre alle lingue, un successo che riposa sul prestigio culturale e politico — è stato il dialetto attico (parlato non all’ultimo piano, ma nell’Attica, la regione di Atene), spesso menzionato insieme a quello ionico (diffuso fra le isole e le sponde del mar Egeo), con cui condivide tratti importanti. Anzi si può dire che il dialetto attico abbia soppiantato il fratello ionico quale lingua della letteratura a colpi di storiografia, di filosofia e di teatro (complice l’età d’oro dell’Atene di Pericle), fino alla vittoria totale finale. Quale?

Le conquiste di Alessandro Magno diffusero e anzi fondarono una cultura ellenistica (cioè ‘grecista’ e non più strettamente ‘greca’) in una gran parte del mondo noto, e tale cultura ebbe come koinè diálektos, come lingua comune, proprio una lingua basata sul dialetto attico. Naturalmente prese pieghe molto differenti e anche piuttosto distanti dall’originale ateniese — insomma, anche a Melbourne, a Mumbai e a Milano si parla un inglese che nasceva a Londra.

Ora, a prescindere dai dialetti, sappiamo che per i popoli dell’antica Grecia chi non parlava greco rientrava nella categoria infamotta della gente barbara. Però nel vasto Mediterraneo, anche prima dell’espansione alessandrina, c’era una miriade di colonie greche, di estrazioni dialettali differenti e che soprattutto si trovavano a confrontarsi con le popolazioni e le lingue locali. In certi casi questo portava a un’alterazione del greco coloniale lì parlato — ed è il caso di Soli.

Siamo nella Cilicia, quella regione dell’odierna Turchia posta all’estremo angolo nord-orientale del Mediterraneo. Qui, intorno al 700 a.C., fu impiantata una colonia della città di Rodi, chiamata Sóloi (italianizzato in Soli, a poca distanza dall’attuale Mersin). Rimase una realtà relativamente provinciale, anche se non mancò di dare al mondo personalità eminenti; e vi si parlava un greco poco… puro, pare. E proviamo a indovinare: quale città bullizzò Soli per questo motivo linguistico in maniera plateale, cucendo sul suo nome il verbo soloikízo per significare il ‘parlare in modo scorretto’? Esatto. Non ci dobbiamo stupire: dopotutto la gente d’Atene ci ha anche trasmesso la considerazione che aveva di chi abitava la vicina regione di Tebe, la Beozia.

Il solecismo è la sgrammaticatura, l’uso di forme linguistiche errate, l’improprietà linguistica. Chiamare così questa galassia di errori è particolarmente ricercato, e questo tratto contribuisce a marcare una certa superiorità di giudizio — che echeggia l’albagia ateniese dietro uno schermo relativamente spassionato. Un effetto comunicativo ben diverso rispetto a quello, ad esempio, del ruvido strafalcione.

L’opposizione in consiglio nota i solecismi enfatici nel discorso del sindaco, che rievoca come noi s’andava e si faceva, ripercorre ciò che avrebbe fatto se ci sarei stato io, e cita Harl Marz; nel libro certi solecismi sono disposti ad arte per rendere più verosimile il dialogo, e anzi sono ciò che caratterizza di più certi personaggi; e ci si gela il sangue nelle vene quando il professore o la superiore ci dice che «il testo che mi hai mandato va bene, c’è solo qualche solecismo».

È una parola che si porta dietro una matrice d’irrisione altera, ormai insignificante perché la realtà della lingua di Soli è obliata; e però pur avendo perduto gli antichi colori rimane pienamente percepibile, perché invece la posizione mentale di chi la irrideva si è perpetuata nel suo taglio e nel suo registro. Potere straordinario delle parole dotte.

Parola pubblicata il 13 Aprile 2022