Surrettizio

sur-ret-tì-zio

Significato Che si compie con furtività, reticenza, cercando di conservarsi invisibile; di atto con cui viene intenzionalmente occultato o sottaciuto un fatto di particolare rilievo; di concetto introdotto abusivamente, specie dal punto di vista logico, per sostenere una tesi

Etimologia voce dotta recuperata dal latino surrepticius ‘clandestino, furtivo, segreto’, da subreptus, participio passato di subrèpere ‘strisciare sotto’.

  • «Stai provando a darmi dei consigli surrettizi?»

Ci sono parole non facili, che però sono importanti come farmaco: sono parole che in qualche misura descrivono un pericolo, e ci mettono in grado di leggerlo, e di avvisare della sua esistenza — colgono tratti infidi o minacciosi del mondo. Molte volte sono parole di una certa finezza di pensiero, e perfino di una certa simpatia.

Ciò che il surrettizio qualifica e ci proietta nella mente è semplice, diretto: in latino subrepere significa ‘strisciare sotto’, e possiamo figurarci il serpente che passa da sotto la porta (il verbo repere è anche padre dei rettili). Ciò che così striscia sotto entra, ed entra senza farsi notare, ed entra con delle intenzioni. Questo è ciò di cui ci avverte l’aggettivo ‘surrettizio’: c’è una situazione in cui si sta inserendo, non visto, qualcosa che avrà un effetto indesiderato, o almeno da considerare.

Posso parlare di come nel testo di legge su una specifica questione siano introdotte in modo surrettizio previsioni che non c’entrano niente, e curano interessi clientelari; posso sconfessare come surrettizia la dichiarazione che sottace particolari rilevanti che cambiano completamente le carte in tavola; posso dare una serie di suggerimenti surrettizi in modo da far credere a una persona che una certa idea sia una sua trovata; possiamo notare l’affermazione rapida e surrettizia di una nuova convinzione condivisa dal gruppo, o denunciare come la pubblicità commerciale e politica attui un consolidamento surrettizio di credenze convenienti, attraverso fini tessuti di implicazioni e presupposizioni.

È una parola di spessore, una forcella che blocca la testa del serpente che già spunta da sotto la porta. Si possono leggere, sui dizionari, definizioni che differenziano i significati a seconda dell’ambito d’uso — in diritto è surrettizio l’atto che tace intenzionalmente qualche circostanza fondamentale, in filosofia il concetto introdotto abusivamente, specie dal punto di vista logico, per sostenere la tesi. In ogni caso, consideriamo il surrettizio in una cornice generale: è la qualità di ciò che si compie con furtività e reticenza, e che cerca di restare invisibile per chi dovrebbe o vorrebbe notarlo.

L’immagine è immediata, ma il significato è composito. Ha un’ampia sovrapposizione col furtivo, pare, ma il furtivo è più essenziale, e ha una certa integrità: se cerco di introdurre in modo furtivo una voce di spesa nel conto, il mio piano è piuttosto diretto e semplice, mentre se lo faccio in modo surrettizio la macchinazione, l’inganno sembra superiore — non è solo questione di destrezza. Senza contare che il furtivo, nella sua discrezione, sa anche essere del tutto onesto (pensiamo alle lacrime furtive, ai furtivi raggi di sole). Il reticente copre solo una parte del modo d’essere del surrettizio, che certo trova nel non dire una grande risorsa, ma che può anche essere molto chiacchierone. Il subdolo, il fraudolento, l’ingannevole, per quanto insistano su qualità non lontane, sono termini più schietti e gravi — mentre il surrettizio, senza tirare in ballo dolo, frode e inganno, dalla sua altezza sembra definire questa realtà in maniera più compassata e fredda, meno indignata, meno arrabbiata. Quasi compiaciuto di averla sgamata.

Non sarà la parola più facile da usare, e può richiedere un certo allenamento d’uso, ma la conformazione unica delle sue connotazioni ne fa una risorsa imperdibile.

Parola pubblicata il 01 Febbraio 2023