Taggare

tag-gà-re

Significato Categorizzare; nei social network, associare una persona a una foto; fare il graffito della propria firma

Etimologia dall’inglese to tag etichettare.

Nell’ultima quindicina d’anni si sono avvicendate diverse edizioni di proposte di legge volte a costituire un “Consiglio Superiore della Lingua Italiana”: si tratterebbe di un bizzarro organo politico volto a tutelare e dirigere lo sviluppo della nostra lingua - a cui negli anni si sarebbero voluti attribuire i compiti più pittoreschi, quali la stesura di grammatiche ufficiali e manuali d’uso. Anche nella proposta del 2013, il verbo “taggare” assurge a esempio della corruzione dell’italiano, venendo menzionato quale “inutile doppione di «etichettare»”. Una valutazione di una superficialità disarmante. Infatti, anche se in inglese “tag” significa “etichetta”, taggare ha preso dei significati molto specifici - tanto da rendere risibile una sostituzione.

Il più risalente di questi significati riguarda la controversa arte del graffitismo: nel gergo che le appartiene, il tag è la firma del graffitista, che non solo accompagna l’opera, ma che può essere l’opera stessa - anche se con esiti estetici di rado felici. È facile sentir parlare dell’artista chiamato alla sbarra per aver taggato edifici storici, o pizzicato a taggare i muri della stazione.

Chiunque abbia avuto modo di scrivere su un blog, poi, conosce bene l’importanza di un’attenta categorizzazione degli articoli; e spesso può essere necessario taggarli, cioè attribuirli a categorie secondarie rispetto alla principale, associandovi un argomento speciale. In questo modo, bazzicando la testata che recensisce eventi culturali, sotto la categoria “Teatro” si possono cercare gli articoli taggati con “Ronconi”, per vedere quali fossero le ultime opere con cui si è cimentato il defunto maestro.

Infine - ed è il caso quantitativamente più rilevante - il taggare è un concetto afferente ai social network: in questo caso, consiste nell’associare una persona a una foto pubblicata. Tale associazione viene notificata alla persona taggata ed è visibile a chiunque veda la foto. A esempio, l’amico burlone mi può taggare nella foto che mi ha fatto la sera precedente, in cui gli effetti del dodicesimo Martini sono manifesti.

Ora, pensiamo di sostituire in questi casi “taggare” con “etichettare”. Nella migliore delle ipotesi, il risultato è la vaghezza; nella peggiore, il ridicolo. Con buona pace degli Onorevoli.

Parola pubblicata il 23 Febbraio 2015