Tamarro

Parole semitiche

ta-màr-ro

Significato Giovane rozzo che segue la moda in maniera vistosa e volgare

Etimologia dall’arabo tammar ‘venditore di datteri’, da tamr, ‘dattero’.

  • «Ma come si veste? È proprio un tamarro.»

I modi per indicare l’ineleganza e la volgarità sono terreno fertile per le parlate dialettali che, in questo ambito lessicale, danno il loro meglio. Tra coatti, bori, buzzurri, tarpani e maranza, i termini locali e gergali che variano di provincia in provincia hanno tutti un comun denominatore: suoni duri, aspri, secchi e rugosi. Svetta in questa risma di vocaboli una parola che, partendo dall’arabo, si è diffusa nella parlata italiana risalendo dal sud al nord, arrivando quindi ad essere usata a livello nazionale con agilità e disprezzo: tamarro.

Poveretti i venditori di datteri! Son diventati eponimi di una categoria umana che si contraddistingue per rude volgarità e mancanza di stile. Infatti, i tamarri in principio, erano i commercianti di datteri e solo successivamente sono diventati i provincialotti che scimmiottano i costumi e le convenzioni mutevoli della società capitale. In arabo ‘venditore di datteri’ si dice tammar ed è una parola derivata dal frutto zuccherino che arricchisce le nostre tavole soprattutto nel periodo natalizio. Tamr è il dattero, e non stupirà ritrovare in questa parola anche la radice di un altro frutto, il tamarindo, il tamr hindi, cioè il dattero indiano.

Ai giorni nostri, lievemente riassorbita la differenza fra provincia e città, il tamarro resta l’incontinente e sovraostentato adesore alle ultimissime mode. E, come ben si sa, la parola moda raramente è sinonimo di eleganza: infatti le cifre del tamarro cosmopolita possono essere il vestiario con firme cubitali, i modi di intrattenimento e gli interessi omologati, l’uso di linguaggi di branco e le acconciature viste su calciatori e influencer, tamarri a loro volta.

Quindi con amarezza diciamo di aver rivisto il figlio dei vicini dopo tanto tempo ed è diventato un gran tamarro. Quest’anno le matricole all’università sono una manica di tiktoker tamarri, si salvi chi può! E la cugina dell’amica, così carina e sorridente, ha una parlata tamarra da far sanguinare le orecchie. Come si può notare da questi esempi, tamarro è sia sostantivo che aggettivo.

L’abito non fa il monaco ma lo fa riconoscere: più oltre, il conformismo prepara il terreno per comuni fenomeni di delinquenza e bullismo: la corrispondenza non è strettissima, ma in alcune parti d’Italia il significato principale di tamarro è proprio ‘delinquente’. Elio e le storie tese lo hanno anche cantato in Shpalman, dove si narra di un tamarro dietro l’angolo che voleva delinquere rubando vespa e catenina.

Se qualcuno si sta chiedendo quale parentela leghi il tamarro al ramarro, siamo spiacenti di deluderlo: non c’è consanguineità etimologica. Ma alcuni dizionari segnalano che in certe zone della Toscana il ramarro sia chiamato tamarro. Ma i datteri e la volgarità, povera lucertolona, non c’entrano niente.

Parola pubblicata il 24 Novembre 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.