Tampinare

tam-pi-nà-re (io tam-pì-no)

Significato Assillare, importunare, seguire con insistenza

Etimologia dal milanese tampinà ‘infastidire’, di origine sconosciuta.

Sarà forse per l’assonanza con ‘tamponare’, ma questa parola riesce a descrivere con grande potenza un importunare che ha la dimensione di un seguire. Eppure, al di là della provenienza milanese, la sua origine è sconosciuta (qualcuno ipotizza una matrice onomatopeica, ma i migliori non si sbilanciano). Ciò che sappiamo per certo è che entra in italiano negli anni ‘60 del secolo scorso, anche per effetto del suo uso da parte di importanti autori della sfera di Milano, come Gianni Brera e Dino Buzzati.

C’è quasi contatto, quasi tocco, quasi spinta nel tampinare — e non particolarmente piacevoli, li sentiamo nella punta della scarpa contro il nostro tallone, nella mano invadente sulla spalla, nel petto premuto contro la schiena. Anche quando vuole gagliardamente descrivere una tattica di corteggiamento caricata di una certa spregiudicata malizia, ne esce fuori dipinta una tattica assillante che col metro di oggi vediamo essenzialmente come importuna o peggio. Perciò è in negativo che questo verbo dà il meglio di sé: i colleghi ti tampinano per convincerti a partecipare a una cena di benficenza che non ti interessa minimamente, dopo aver lasciato incautamente il tuo numero adesso vieni tampinato tutti i giorni da persone che ti vogliono proporre un nuovo contratto («Vorrà mica spendere di più?»), e mi tampinano gli amici che vogliono sapere come è andata ieri sera ma è andata malissimo e non voglio parlarne.

Non è una parola aulica, anzi ha un che di ruvido, e questo può dare un grande colore: nella frase in cui è usata si fa notare.

Parola pubblicata il 19 Giugno 2019