Tregenda

tre-gèn-da

Significato Convegno di demoni e streghe, sabba; nella locuzione ‘notte di tregenda’, notte terribile

Etimologia dall’ipotetica voce del latino parlato transienda ‘passaggio’, da transire ‘andare attraverso’, derivato di ire ‘andare’, col prefisso trans-.

  • «L'orine arrivò alle dieci di sera, e quella fu una notte di tregenda.»

Assomiglia a ‘tragedia’, e converge su quel significato con i suoi cupi e allarmanti profili di caos, malefica confusione, situazione per tragedie. Però la tregenda non è nemmeno lontana parente della tragedia, ha tutta un’altra storia, che ci porta alle amenità del sabba, del convegno demoniaco.

Deriva dal latino transire, cioè ‘passare attraverso’, e l’ipotetica voce del latino parlato transienda o trasienda presenterebbe giusto un ‘passaggio’. Viene però da chiedersi che c’entri un passaggio con una festa di forze maligne.

Anche se queste feste sono presenti nelle superstizioni di tante culture, viene spesso riportato che la tregenda appartiene alla cultura nordica, che avvicina la notte di tregenda alla caccia selvaggia. Di che stiamo parlando?
Secondo superstizioni estremamente longeve, di matrice celtica, le terre e specie le foreste del Nord Europa sarebbero battute a quando a quando da scorrerie e ritrovi di cortei, ora maligni ora benigni, composti da creature magiche, soprannaturali. Ma quelli che hanno avuto più impatto sull’immaginazione europea sono quelli diabolici — tanto da essere diventati materia per il teatro popolare: lo stesso Arlecchino è una maschera che echeggia il diavolo re Herla di questi racconti, e non si contano le manifestazioni in costume che li rappresentano.

Le notti di tregenda pare fossero notti speciali, prossime a equinozi e solstizi, a cambi di stagione o d’anno, momenti di passaggio in cui anche il passaggio fra il mondo sovrannaturale e quello naturale era più facile. Quali significati figurati traiamo da questa tradizione?

Immaginabile, e anzi il risultato ha una grande efficacia rappresentativa: un’atmosfera da tregenda è insieme spaventosa e allucinante, fantasmagorica, come s’immagina siano convegni del genere. Posso parlare dell’aria da tregenda che tira il sabato sera in piazzetta, o dell’ambiente da tregenda che la nuova dirigenza si trova a dover riformare.

Se la notte di tregenda è la notte in cui avviene la celebrazione demoniaca, il raduno di forze caotiche e malvagie, metaforicamente diventa ogni notte cupa, terribile, piena di suggestioni macabre e spaventose, tragica in senso lato. Notte di tregenda quella in cui il bambino si sveglia alle due e non si riaddormenta più, quella prima del giorno della consegna del lavoro che dobbiamo finire, ma anche quella in cui si abbatte una bufera forsennata che non terrorizza solo i cani.

È una parola che dipinge con colori netti: saperne il retroterra la fa gustare in tutt’altra maniera e la rende non meno che icastica, ma proprio quell’assonanza fallace con la tragedia aiuta a dirigerne l’interpretazione in maniera non troppo sbagliata, anche se è la prima volta che la sentiamo.

Parola pubblicata il 26 Ottobre 2022