Ubiquità

u-bi-qui-tà

Significato Onnipresenza; facoltà soprannaturale di trovarsi in più luoghi contemporaneamente

Etimologia dal latino medievale ubiquitas, derivato del latino ubique ‘in ogni luogo’.

La locuzione “avere il dono dell’ubiquità” quasi esaurisce statisticamente l’uso di questa parola. Ma è versatile, ed è un peccato che sia imprigionata in locuzioni stereotipate.

L’ubiquità, propriamente, è l’onnipresenza: in questo senso si può parlare dell’ubiquità di Dio, o dell’ubiquità di piante o animali che sono presenti (quasi) su tutto il globo - come gramigna, mosche, topi e umani (che crema…!). Questo dovrebbe essere il senso principale.

Ma più comunemente questa parola si riferisce alla capacità, divina o magica, di trovarsi contemporaneamente in due o più luoghi, che propriamente si chiamerebbe ‘bilocazione’ o ‘multilocazione’: il richiamo al “dono dell’ubiquità” è infatti solitamente incluso in frasi come «Non posso andare anche a quelle feste, stasera, non ho il dono dell’ubiquità!». Curiosamente, si tratta di una dote soprannaturale che nella nostra tradizione non ha mai avuto l’odore solforoso della stregoneria: infatti è una capacità che si attribuisce a molti santi cristiani - e anche in oriente è spesso collegata a figure di alto spessore mistico.

Ovviamente si tratta di una fanfaluca priva di riscontri scientifici; ma anzi proprio per questo trasmette un’ironia gagliarda. Recuperando il significato proprio di ‘onnipresenza’, si può parlare del conferenziere ubiquo presente a una sovrumana raffica di incontri su tutto il territorio nazionale; dell’ubiquità di un prodotto che si trova venduto sotto casa nostra e nel mercatino dall’altra parte del mondo; dell’ubiquità del faccendiere, il cui nome emerge in una quantità di indagini fra loro, inizialmente, non collegate.

Infine, rispetto al sinonimo ‘onnipresenza’, troviamo che la parola ‘ubiquità’ suona più simpatica, meno solenne e al tempo stesso più ricercata.

Parola pubblicata il 22 Ottobre 2015