Valicare

va-li-cà-re (io và-li-co)

Significato Attraversare, passare oltre un ostacolo, specie geografico, per poi trovarsi dall’altra parte

Etimologia come varcare, viene dal latino varicare ‘allargare le gambe, scavalcare’, da varicus ‘che ha le gambe larghe’, a sua volta da varus ‘storto, dalle gambe arcuate’.

Complice il mutamento della erre in elle attraverso la forma antica ‘valcare’, questa parola ci si presenta con un suono particolarmente fluido e dolce. Il suo significato è dei più precisi: l’attraversare qualcosa che è di ostacolo per raggiungerne l’altra parte. La sfera in cui questa parola trova il più comune impiego è quella geografica: si valicano monti (tant’è che i passi sono anche detti ‘valichi’), si valicano fiumi, o bracci di mare, come anche i confini di uno Stato.

In questo verbo resta chiara l’immagine da cui scaturisce in latino: l’allargare le gambe per scavalcare qualcosa. E si deve badare, non è un gesto agile, l’agile salta. C’è sforzo, misura lenta e intenta del movimento, un tenersi su il cavallo dei calzoni. Perciò possiamo pure parlare di come il poeta valica il muro insulso della consuetudine, di come il risultato ha valicato il perimetro delle aspettative, di una complicità che valica i confini di una normale intesa. Già così, è un verbo formidabile.

Ma c’è un’altra questione da notare, di stile più che di significato, piuttosto buffa. Per quanto sia geneticamente strettissimo parente del varcare, e anzi si possa dire che il varcare comprende il valicare, nell’uso non tutto ciò che si varca si può anche valicare. Per esempio posso varcare una porta, ma a meno di arrampicarmici non la posso valicare. E sarebbe strano valicare una soglia. Insomma, il varcare non è solo un passar sopra (come pare essere il valicare), ma anche un passare in mezzo. Pensiamo alle immagini differenti che evocano l’aprire un valico e l’aprire un varco. Il varcare pare anche più risoluto, nevvero? Stende la falcata per passare di calcagno.

Parola pubblicata il 04 Ottobre 2017