Vulgata

vul-gà-ta

Significato Con la maiuscola, versione della Bibbia tradotta da san Girolamo; versione di un testo che, in certo momento della sua tradizione, è la più diffusa e accettata; insieme dei testi divulgativi e rappresentativi di una scuola di pensiero; racconto comune, versione diffusa

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo vulgàta (editio) ‘(edizione) divulgata’, propriamente participio passato femminile sostantivato di vulgàre ‘divulgare’.

Stavolta la fotografia di questa parola resa dai dizionari è un po’ mossa. Ma per arrivare all’aspetto che sta maturando oggi questa parola si deve partire dal suo principio: questo non sarà un viaggio semplice.

Ora, ‘vulgata’ è un termine che sa parecchio di latino, e in effetti è una voce dotta trasferita pari pari in italiano a metà del Seicento, a partire dalla locuzione vulgata editio. Una locuzione semplice, che significa ‘edizione diffusa’, e che era stata usata per indicare in antonomasia prima la Bibbia dei Settanta (celebre traduzione dell’Antico Testamento in greco compiuta nel III secolo a.C. da non settanta, ma settantadue dotti di Alessandria d’Egitto), poi quella che è rimasta la Vulgata con la maiuscola, la Bibbia di Sofronio Eusebio Girolamo — san Girolamo — traduzione in latino compilata a cavallo fra IV e V secolo d.C.; la diffusione di questa versione in latino fu enorme, anche per via della sua relativa accessibilità, visto che si tratta di una traduzione che privilegia la trasposizione del senso a quella letterale. Una pietra miliare che ecclesiastici e studiosi hanno continuato a rivedere e perfezionare fino ad oggi.

Se è vero che questa vulgata è quella che sulla panchina dei significati occupa più spazio, la vulgata in filologia ci racconta qualcosa di più generale: posta la coesistenza contemporanea di diverse versioni dei medesimi testi manoscritti (tecnicamente dette ‘lezioni’, differenti per frasi, per singole parole mutate di trascrizione in trascrizione), e posto che tali diversità non sono state totalmente eliminate con l’avvento della stampa, il termine vulgata ci identifica la lezione o versione più diffusa e accettata in un certo momento della tradizione di un testo. In questo senso una vulgata particolarmente famosa — vabbè, forse non famosissima ma di importanza primaria nella storia mondiale — è quella del Corpus Iuris Civilis: si trattava di una raccolta ragionata di leggi romane fatta redigere dall’imperatore Giustiniano nel V secolo d.C., e rimessa insieme dai maestri dell’università di Bologna nella versione stimata come corretta.

Ora, la vulgata è arrivata a descrivere l’insieme dei testi fondativi e divulgativi di una certa scuola di pensiero: dopotutto già la filologia ce la presenta come una sorta di stato dell’arte, e quindi si può parlare della vulgata futurista o di quella romantica. Se però osserviamo come viene di solito usata questa parola, non senza una vena di spregio, ci accorgiamo dello scarto, dell’estensione: la vulgata, più che insieme diffuso di testimonianze rappresentativo di un’ideologia, diventa il luogo comune, il racconto creduto e divulgato, anche nella sua componente ideologica; una versione maggioritaria, spesso superficiale e talvolta maliziosa, sempre scivolosa, che prende forma su un’opinione, un punto di vista condiviso, solito e comune. Magari quella descritta dalla vulgata è una questione assodata che chiamandola così si vuole sminuire.

Si tratta di un’estensione recente, figuriamoci che nei dizionari non si trova nemmeno così esplicitata; però la linea che porta dalla ‘versione accettata’ al ‘luogo comune’ è dritta come un fuso, e si tratta di un’estensione giusta che tinge di gradevole ricercatezza il discorso. Si può parlare dei limiti della vulgata per cui il vino rosso fa bene o della vulgata sui benefici dieta mediterranea, lo zio se ne accende un’altra minimizzando la vulgata sul fumo, il professore corregge con asprezza la vulgata che copre un evento storico con una ricostruzione accomodante; le vulgate di certi aneddoti di storia cittadina ci fanno sempre sorridere, le vulgate su certe cause della crisi sono raggelanti. Non è un uso semplice, ma sviluppa il significato della diffusione di una versione comune attingendo a un ramo poderoso della nostra storia scritta.

Parola pubblicata il 18 Agosto 2019