Zoilo

zòi-lo

Significato Critico severo, aspro e ingiusto

Etimologia dal nome di Zolilo (Zoilos in greco), retore del IV secolo a.C., che criticò duramente Omero.

Zoilo era un retore e grammatico greco vissuto nel IV secolo a.C., che è passato alla storia per una questione davvero curiosa. Fu infatti autore di un’opera in nove libri in cui criticava aspramente Omero e i suoi poemi. Quest’opera, ai tempi, parve ingiusta e pedante - forse non senza ragione, ma è andata perduta. Presso la corte egiziana di Tolomeo II (figlio di uno dei Diadochi, generali di Alessandro Magno che alla sua morte se ne spartirono l’impero) si dice che la sua attitudine alla critica astiosa fu così poco apprezzata da valergli la crocifissione. Ma è probabilmente un esito romanzato, ispirato (non senza una vena di sadismo) dall’impopolarità del personaggio.

Zoilo non aveva però tutti i torti. I poemi omerici sono spesso contraddittori, non brillano per congruenza né fedeltà storica. Il loro immaginario è un coacervo piuttosto disordinato di tutto il passato pregresso. Come scrive Baricco nel suo saggio “I Barbari”, per il pubblico dell’ottavo secolo a.C. immaginare Achille scendere in battaglia doveva essere come, per noi, immaginare un supereroe vichingo al volante di una Ferrari senza benzina tirata da otto cavalli, armato con un arco in tungsteno, l’Ipod nella tasca della tunica da crociato (in audio: canto gregoriano e sax): quando parla, parla in latino. Quando canta, canta la Marsigliese.

Ma questo non servì alla fama di Zoilo, pur suffragato da tutte le ulteriori incongruenze e fallacie che l’intera scuola dei sofisti ‘enstatici’ nel IV secolo a.C. si dilettava a scovare in Omero. Così per antonomasia lo zoilo resta il critico tanto aspro e severo quanto pedante, astioso e ingiusto: lo scrittore di talento è sicuro del suo successo quando compare uno zoilo che lo vuole smontare, le critiche alla tesi da parte di uno zoilo sono lasciate cadere senza seguito, e fra le recensioni del ristorante troviamo sempre quella di uno zoilo.

È una parola di registro aulico, mirabilmente sintetica, e diamine in quanti casi può essere usata.

(Certo che però è triste essere ricordati così dopo ventiquattro secoli.)

Parola pubblicata il 02 Maggio 2017