Le parole in un dialogo di Barbero
Locuzioni e parole notevoli nel dialogo “Quid deinde fit?” tenutosi nel 2019 a Roma durante il festival Logos.
Inauguriamo una nuova rubrica! La trattazione quotidiana delle parole lascia poco spazio all'osservazione di come si comportano i termini in discorsi reali — anche se spesso la spinta a trattare una certa parola nasce proprio da un caso d'uso reale che chi la suggerisce ha colto. In questa rubrica, 'Habitat', osserveremo casi d'uso notevoli di parole e locuzioni, scovati in libri, film, lezioni, insomma in discorsi di ogni genere — non nella teca di un dizionario, ma nel loro habitat naturale.
(Copyright immagine: Rep - Repubblica.it)
Dialogo con lo storico Alessandro Barbero "Quid deinde fit?" ("Che accade poi?") tenutosi nel 2019 a Roma durante LOGOS, il festival del CSOA Ex-Snia. Può essere ascoltato integralmente su Google Podcast. Non una lectio con crismi accademici, ma un dialogo aperto con domande in cui i concetti, pur complessi, cercano di non appoggiarsi a registri aulici. A parlare (il discorso è pronunciato all'impronta, non scritto) è lo storico meritatamente più in vista di questi anni.
Non toglie un bottone
E i partigiani, ne hanno commessi di crimini? Ma certo, in tutte le nostre campagne ci sono dei vecchietti che dicono "Eh, mi rubavano il vitello, mi rubavano la pecora!" E allora, chi se ne frega, questo sì che è normale, perché la Storia è piena di violenze, di abusi, di crimini, non toglie un bottone al fatto che per quanto riguarda i miei valori, quelli lì avevano ragione e quegli altri avevano torno. Io lo vedo così il discorso del bene e del male, e quindi non è nemmeno così importante dire "Ma Mussolini era cattivo?": dipende. [43 min]
L'espressione che forse più comunemente avremmo usato è un generico 'non toglie nulla', o magari avremmo optato per un 'non cambia di una virgola'. Ebbene, dire 'non toglie un bottone' permette di mantenere l'intensità del verbo togliere (che non parla di un'alterazione neutra come cambiare), dandogli però una dimensione concreta. Ci mette davanti a una figura così intera che è vestita, e a cui la premessa non toglie nemmeno un elemento minimo e insignificante dell'abbigliamento.
Palingenesi
"Sì, a me mi sembra che il mondo sia un caos, però in realtà no, c'è una forza che lo tiene insieme, la vita ha un senso dopotutto", era una cosa potente, rassicurante; e appunto in altri momenti è stato l'ideale politico, l'ideale di una palingene... di un rinnovamento del mondo, il comunismo — ma anche il fascismo e il nazismo sono stati questo, nei paesi dove sono nati hanno voluto dire "vi sembra che il mondo faccia schifo e vada verso la rovina, ma noi lo raddrizziamo, lo rimettiamo in strada e avremo un meraviglioso futuro". [1h23min]
Al professor Barbero scappa un 'palingenesi'. Si corregge subito preferendo una perifrasi: 'rinnovamento del mondo'. Ora, 'palingenesi' era una parola concettualmente giusta, anzi era un caso in cui la precisione del suo significato di una rinascita radicale calzava splendidamente. Ma non era del registro giusto, era troppo ricercata per un dialogo con un uditorio attento ma rilassato, e senza formalità accademiche. Forse sarebbe suonato pretenzioso. In una conferenza più istituzionale, come quelle tenute per Laterza, non avrebbe stonato, ma qui il professore, letteralmente, si corregge — al modo in cui si corregge agilmente chi ha usato male una parola.
Stronzo
Fino a che punto l'individuo conta. Lì ci sono le due soluzioni estreme: una volta si tendeva a dire certo, nascono i grandi uomini e i grandi uomini sono quelli che cambiano il mondo; all'estremo opposto c'è la tendenza a dire son tutte balle, non ci sono grandi uomini, esistono solo grandi forze sotterranee e sono quelle che muovono il mondo.
Se volete un esempio di questo modo di vedere le cose leggetevi, tanto dovreste farlo lo stesso una volta nella vita, Guerra e pace. Guerra e pace di Tolstoj è un libro che racconta le guerre napoleoniche, nella parte della guerra, dove Tolstoj, che è matto da legare, sostanzialmente dice: "grandi uomini? ma figurati, Napoleone? Napoleone era uno stronzo qualunque, particolarmente sgradevole anzi meschino un miserabile, lui s'illudeva di comandare, di mettere in movimento le masse, ma non è così, dice Tolstoj, le masse si muovono perché lo decidono loro." [1h44min]
Per il motivo speculare alla correzione di 'palingenesi', Barbero spesso (in occasioni rilassate e con uditorî più giovani) impiega parole triviali, ma non gratuitamente. Qui possiamo notare la peculiare ricchezza di questa accezione di 'stronzo', che rimanda proprio ai profili del miserabile, del poveraccio, del meschino; usare questo termine tratteggiando l'argomentazione di Tolstoj ottiene il risultato di renderla accesa e sprezzante, come si confà alla descrizione di uno dei due estremi del problema del contributo dei singoli alla Storia.
Con questa rubrica ci poniamo diversi obiettivi: affilare la capacità di notare le parole cogliendole nel flusso rapinoso dei discorsi, perché è anche così che si affina personalmente il loro uso, è anche così che si capisce come si muove il grande corpo della nostra lingua. Ecco: vogliamo prendere l'esempio (positivo o no) di parlanti che hanno un certo peso sulla lingua.
Inoltre, prossimamente in questa rubrica vi coinvolgeremo, per far commentare questi casi d'uso a un numero più ampio di persone: la realtà è vasta e complessa, e per afferrarla non si deve essere soli.