Le parole ne ‘La malinconia del mammut’
Parole da notare in questo splendido saggio divulgativo di Massimo Sandal, sul tema delle estinzioni
In questa rubrica osserviamo casi d'uso notevoli di parole e locuzioni, scovati in libri, film, lezioni, insomma in discorsi di ogni genere — non nella teca di un dizionario, ma nel loro habitat naturale.
'La malinconia del mammut' è un libro di Massimo Sandal, edito da Il Saggiatore nel 2019. Sandal è un ex ricercatore, e attualmente scrittore di scienza a tempo pieno. La sua lingua è fresca, vivace, con ampi spazi ironici, ricca di richiami contemporanei, così come di ricercatezze più classiche.
Panglossiano
Ed è sempre la limpida forza della matematica a rivelarci un altro segreto: l'estinzione di una categoria di viventi, alla fine, anche in un placido mondo perfetto panglossiano, può essere tanto casuale quanto inevitabile. (p. 43)
I casi d'uso del termine 'panglossiano' (termine che noi abbiamo trattato qui) si contano sulle dita di una mano, quindi una scelta simile è da un lato di una ricercatezza squisita e molto originale, dall'altro anche di una forte simpatia, vista la carica paradossale e satirica della figura di Pangloss (comunque piuttosto accessibile al grande pubblico). Qui è impiegato però in maniera piuttosto innocua, ammettendo semplicemente un mondo del tutto armonico al fine di introdurre un interessante profilo matematico sulle probabilità delle estinzioni, anche in assenza di crisi specifiche.
Vista la rarità del termine, è plausibile che l'autore avesse in mente forse l'uso più celebre fatto nelle scienze di questo termine (in inglese, panglossian): si trova in un articolo di Stephen J. Gould e Richard C. Lewontin pubblicato sulla rivista Proceedings B della Royal Society di Londra nel 1979, intitolato The Spandrels of San Marco and the Panglossian Paradigm: A Critique of the Adaptationist Programme. Qui l'uso è tutt'altro che innocuo, invece: partendo dai pennacchi della cattedrale di San Marco a Venezia, cioè sezioni triangolari delle volte, ornate con raffigurazioni perfettamente adatte alla forma del pennacchio, non si deve essere tentati di pensare che il pennacchio stesso sia stato pensato triangolare per mettervi quelle raffigurazioni triangolari: è naturalmente l'immagine che segue il vincolo architettonico — ma Pangloss, nell'esasperazione della sua armonia universale, avrebbe potuto sostenere il contrario. Da questa metafora gli autori procedono a una critica del paradigma adattamentista.
Financo
Ipotesi più serie vennero proposte di lì a breve, ma in generale fino agli anni sessanta e settanta l'estinzione dei dinosauri era considerato un soggetto marginale, di cui si poteva discutere pigramente su una poltrona, senza troppo rigore e magari con molto bourbon, financo ignorando i dati paleontologici. (p. 115)
Desueto ma non arcaico, potremmo pensare più comune e pervia la variante finanche: dopotutto anche lo diciamo, anco ormai non più. Ma il finanche ha una certa tonalità di affettazione, di formalità — per cui gli preferiremo facilmente l'addirittura o il perfino. Il financo, invece, proprio con la sua desuetudine, riesce a stemperare quella formalità, conservando correttamente in una chiave ironica (come l'immagine dei dotti lassi e alticci richiede) sussiego ed esagerazione — essenziali per ingenerare l'effetto del paradosso.
Percolare
Tuttora, spesso le informazioni geografiche sulle specie rare vengono volutamente limitate o offuscate, e ci sono buoni motivi per nascondere la riscoperta di specie ritenute estinte. Ma nonostante quanto vogliono le teorie del complotto, la realtà è che la verità percola rapidamente al pubblico. (p. 221)
Un termine specialistico delle scienze (chimica, fisica, geologia), che in generale consiste nel passaggio lento di un liquido attraverso uno strato solido filtrante, viene usato in metafora. L'effetto poetico è forte: l'immagine di una verità che, nel dubbio se sia da divulgare o no, trapela comunque, è resa in maniera icastica e senza sbavature. E anche se la percolazione non è specificamente un fenomeno che tutti i profani conoscono, la parola è sufficientemente trasparente da essere intesa al volo nella sua grazia.
La divulgazione di qualità deve saper condurre in alto per vie accessibili; e sono anche strategie linguistiche di questo tipo, che introducono riferimenti insoliti ed elevati in maniera sorridente e pervia, volte a calzare i concetti in maniera ricercata ma complice, a distinguere quella divulgazione che è in grado di arricchire profondamente.