Il fràncone: la lingua che parlavano i Franchi, e la sua influenza sull’italiano
Collocazione, testimonianze e vicissitudini di una lingua germanica da cui deriva un gran numero di parole italiane.
Il fràncone non è una lingua delle più note, ma ha grande rilievo: parente del neerlandese odierno, fu parlata dai Franchi e ha segnato profondamente il francese. Vedremo dove era parlata, quali sono le sue testimonianze scritte, come e con quale status ha convissuto con altre lingue, e perché ci ritroviamo termini di origine fràncone in italiano. (Sì, fràncone. Come sàssone.)
Tacito, storico latino vissuto a cavallo tra il I e il II secolo d.C., nella sua celebre opera De origine et situ Germanorum, più comunemente nota come Germania, scrive:
[…] Manno tris filios adsignant, e quorum nominibus proximi Oceano Ingaevones, medii Herminones, ceteri Istaevones vocentur (Germ. 2,3)
Tradotto:
A Manno attribuiscono tre figli, dai cui nomi i più vicini all’Oceano sono chiamati Ingevoni, quelli intermedi Erminoni, gli altri Istevoni
La Germania è un’opera di carattere etnografico, fonte preziosissima per la conoscenza della provenienza, degli usi e dei costumi delle tribù germaniche. Tra le tre popolazioni menzionate da Tacito, gli Ingevoni sarebbero i Germani settentrionali e del mare del Nord; gli Erminoni comprenderebbero le tribù della zona centrale; infine, gli Istevoni sarebbero i popoli stanziati sul Reno, tra cui i Franchi.
I protagonisti di questo excursus sono proprio i Franchi e il francone, una lingua dal sapore davvero antico, nonché nostra vicina di casa.
Una realtà linguistica complessa
Parlando di francone, dobbiamo avere in mente che cosa sia l’alto tedesco antico. Il tedesco antico si divide in alto e basso a seconda della posizione geografica delle rispettive regioni; a sua volta, l’alto tedesco, padre del tedesco letterario, è caratterizzato da un’ulteriore bipartizione, non accolta da tutti gli studiosi: superiore (longobardo; francone superiore, suddiviso in renano meridionale e orientale; bavarese; alemanno) e centrale (francone medio o centrale e renano). Il francone è parlato inizialmente nelle regioni del Meno e in quelle a nord dell’Alsazia e poi si espande verso oriente; in generale, è importante sapere che appartiene al gruppo delle attuali lingue germaniche occidentali.
La documentazione: tra giuramenti e incantesimi
I primi documenti risalgono alla metà del secolo VIII e, contro ogni aspettativa, sono numerosi e di varia natura.
In francone renano sono scritti i Giuramenti di Strasburgo, il Carme di Ludovico e la Benedizione delle api di Lorsch. Il primo documento è, indubbiamente, uno dei più celebri e storicamente significativi sia per la compresenza di francese antico e francone renano sia poiché si tratta della più antica testimonianza redatta intenzionalmente in volgare: il 14 febbraio dell’anno 842, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, figli di Ludovico il Pio, si incontrano a Strasburgo per pronunciare un reciproco giuramento di fedeltà contro il loro fratello, nonché imperatore, Lotario I. Lo storico Nitardo, all’interno della sua preziosa Historia – scritta in latino e incentrata sui figli di Ludovico il Pio – riporta le formule di giuramento nelle lingue volgari utilizzate dai due re: Carlo il Calvo, sovrano della parte franca occidentale, giura in alto tedesco antico, mentre Ludovico il Germanico, re dei Franchi orientali, in francese antico; quindi i due fratelli usano la lingua l’uno dell’altro. Se vi state domandando la motivazione di questo scambio linguistico, la risposta è semplice e non riguarda una gara di bravura o uno sfoggio di erudizione: i sovrani sono mossi dalla necessità di essere compresi dalle rispettive truppe!
Considerata l’importanza storica di questo documento, riportiamo di seguito il testo del giuramento e la traduzione.
Ludovico il Germanico pronuncia in antico francese:
Pro Deo amur et pro cristian poblo et nostro commun saluament, d’ist di in auant, in quant Deus sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in a(d)iudha et in cadhuna cosa si cum om per dreit son fradra saluar dift, in o quid il mi altresi fazet, et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai qui, meon uol, cist meon fradre Karle in damno sit
Carlo il Calvo pronuncia in francone renano:
In Godes minna ind in thes cristianes folches ind unser bedhero gehaltnissi, fon thesemo dage frammordes, so fram so mir Got gewizci indi mahd furgibit, so hald ih thesan minan bruodher, soso man mit rehtu sinan bruher scal, in thiu thaz er mig so sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the, minan willon imo ce scadhen uuerdhen (Antico tedesco antico)
Tradotto:
Per l’amore di Dio e per la salvezza del popolo cristiano e nostra comune, da oggi in avanti, in quanto Iddio mi dia sapere e potere, così sovverrò io questo mio fratello Carlo, e di aiuto e di ciascuna cosa, siccome è giusto che si debba sovvenire il proprio fratello, in quello che a me altresì egli faccia, e con Lotario non prenderò mai accordo alcuno che, per mia volontà, a questo mio fratello Carlo torni di danno.
E gli altri due testi invece? Il Carme di Ludovico, seppur composto in lode della vittoria ottenuta da Ludovico III sui Normanni, è in realtà una celebrazione delle azioni di Dio, guida onnipresente e ispirazione costante del re. La Benedizione delle api di Lorsch viene scritto per scongiurare il pericolo di allontanamento delle api, fondamentali per l’economia.
Per quel che concerne il francone renano meridionale, i principali documenti sono il Catechismo di Weissenburg, contenente la traduzione e la spiegazione del Padre Nostro, e il Liber Evangeliorum di Otfrid. Quest’ultimo, monaco benedettino e poeta tedesco (allievo di Rabano Mauro), compone un’armonia evangelica, ossia una comparazione dei quattro vangeli, suddivisa in cinque parti corrispondenti ai sensi e all’interno delle quali vengono descritte e commentate le scene più significative della vita e degli insegnamenti di Gesù.
Infine, in francone orientale troviamo la Traduzione della Harmonia Evangeliorum o Diatessaron di Taziano di Siria, varie espressioni battesimali e di confessione e i noti Incantesimi di Merseburg.
Gli Incantesimi di Merseburg sono due formule magiche: nella prima vengono invocate divinità germaniche per la liberazione di un prigioniero; la seconda ritrae Odino, la divinità principale (nominata spesso anche nella serie televisiva Vikings), che cura la slogatura di un povero cavallo.
La traduzione del De fide catholica ex veteri et novo testamento contra Judaeos di Isidoro di Siviglia è un documento particolare poiché presenta tratti sia del francone renano che del tedesco superiore; altrettanto peculiare è il Carme di Ildebrando, caratterizzato da forme alto tedesche e basso tedesche. Quest’ultimo rappresenta l’unica testimonianza di canto eroico e narra dello scontro tra un padre e un figlio, appartenenti a due eserciti nemici: Ildebrando, fedele al sovrano Teodorico il Grande, lascia in patria la moglie e il figlio Adubrando per seguire in esilio il re, ma quando ritorna si vede costretto al duello familiare.
Una cultura latina, germanica e cristiana
Ai Franchi, un popolo che ha fatto la storia dopo la caduta dell’Impero Romano, associamo il nome di uno degli imperatori più famosi di tutti i tempi e che tutti ricordiamo facilmente, non solo per le imprese e le leggende, ma anche per la sua incoronazione avvenuta il giorno di Natale dell’anno 800: Carlo Magno. Durante l’impero carolingio si assiste all’accoglimento del mondo romano: basti pensare che la prima dinastia di re franchi, chiamata merovingia per il mitico capostipite Meroveo, annovera Clodoveo I, il quale si converte al cristianesimo e riceve il battesimo; iniziano, più o meno da questo periodo, l’espansione territoriale e l’affermazione politica del popolo franco. Conosciamo molte informazioni sulla storia merovingia grazie all’Historia Francorum, opera di fondamentale importanza redatta da Gregorio vescovo di Tours.
Carlo, imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente al cui nome è legato quello della dinastia carolingia, gode dell’appellativo magnus ‘grande’ e, infatti, è un grande capo militare e un grande capo cristiano. Tra le innumerevoli imprese militari, ricordiamo la battaglia di Roncisvalle che, pur rappresentando una sconfitta, ispira la celebre Chanson de Roland, una delle chansons des gestes appartenente al ciclo carolingio. Dobbiamo soprattutto all’opera di cristianizzazione di Carlo Magno il passaggio dalla letteratura pagana e germanica a quella cristiano-tedesca: l’evangelizzazione delle tribù germaniche avviene anche grazie alle numerose sedi monastiche, in cui si lavora per la traduzione delle opere latine e cristiane in alto tedesco antico e per la diffusione del sapere. Carlo Magno si impegna profondamente per diffondere un clima di rinnovamento non solo politico e religioso, ma anche culturale: da qui la nota “rinascita carolingia”, con centri di spicco come Fulda e Aquisgrana e personalità di cultura considerevole quali Alcuino di York.
Fràncone libero
Nonostante possa sembrare insolito, e nonostante il primato dei prestiti sia detenuto da gotico e longobardo, un gran numero di parole che utilizziamo quotidianamente deriva dal francone: una buona parte di queste è stata importata in Italia dagli stessi Franchi del periodo carolingio, seppur attraverso mediazione dell’antico francese e non direttamente dal francone; ma alcune voci, considerato il lungo periodo di contatti con i Franchi, potrebbero essere giunte senza intermediario. Il primo caso è rappresentato, per esempio, dalla parola ‘giardino’ che deriva dal francone *gard(o) «recinto» [ricordiamo che l’asterisco anteposto a una parola indica che è una forma ricostruita, non attestata, ndr]; invece, ‘scherno’ e ‘schernire’ non saranno da ricollegare al francese antico escharn ed escharnin, ma probabilmente al francone *skirn e *skirtljan o anche al longobardo *skirn. In generale, le parole di origine francone giunte in Italia appartengono principalmente alla sfera giuridico-amministrativa e riguardano i nuovi costumi importati. Il popolo dei Franchi è un popolo di uomini liberi ed è davvero sorprendente che l’aggettivo italiano ‘franco’, tra le cui varie accezioni si trova anche quella di ‘libero’, derivi proprio dal francone *frank. In quest’autunno che è alle porte, quando sentirete le fronde stormire prima di un temporale notturno, pensate al francone *sturmjan ‘tempestare’ da cui deriva il verbo ‘stormire’ e dormite sonni sereni e, perché no, franchi!