> Grammatica dubbiosa

Quando una virgola è di troppo — parte 2

Quanto cambia una virgola: una panoramica sull’uso e sugli effetti di questo segno, quando non basta, quando è di troppo, quando manca, quando è facoltativa.

Una delle poche regole della punteggiatura italiana scolpite nella pietra è che la virgola non va tra soggetto e predicato, e tra quest’ultimo e il complemento oggetto. Il motivo è evidente: la virgola interrompe, separa, mentre non c’è alcuna separazione logica tra il soggetto e ciò che si dice di esso, o tra il verbo e l’oggetto dell’azione. Eppure, è facilissimo imbattersi in esempi di questo genere:

Il personale ATA, ha diritto, a domanda, a 18 ore di permesso retribuito nell’anno scolastico (…).

Dopo quasi 97 anni, il Comune di Turriaco, ha deciso di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

Grazie alla valorizzazione del prodotto, le realtà agricole della zona, hanno fatturati importanti.

Prima di iniziare i playoff i Lakers, hanno sfilato con il cappellino rosso (…).

È interessante notare che, in molti casi, la virgola tra soggetto e predicato è inserita quando il soggetto non è in posizione iniziale ma centrale, preceduto da un complemento. È come se gli scriventi sentissero il bisogno di segmentare ritmicamente la frase, secondo un concetto di ‘armonia’ del tutto anti-sintattico. La cosa appare evidente in quest’altro esempio:

In un certo senso con le aste online, l’industriale vende la pelle del contadino.

Qui la virgola non separa il soggetto e il predicato, eppure è stridente nella sua centralità, perché divide la frase in due gruppi: uno del tutto coerente, costituito dal soggetto, dal predicato e da complementi diretti e indiretti, l’altro che invece accorpa innaturalmente due elementi che non hanno alcuna unitarietà e affinità reciproca (con le aste online si riferisce al predicato; in un certo senso all’intera frase).                                                 

La maggior parte degli studiosi, tuttavia, ammette l’uso della virgola quando il soggetto sia sintatticamente ‘pesante’, quando cioè si abbia un gruppo del soggetto piuttosto articolato. Bice Mortara Garavelli, nel suo Prontuario di punteggiatura, cita questo brano:

La necessità di evitare che queste azioni meccaniche (nel tempo che intercorre fra lo stabilirsi del corto circuito e l’apertura dell’interruttore) possano deformare gli avvolgibili danneggiandone l’isolamento, impone particolari cure nella progettazione della struttura.

Possiamo aggiungere anche quest’altro esempio, del tutto analogo:

Questa tendenza esegetica a vedere nell’opera di Virgilio un’allegoria delle diverse età dell’uomo o dell’umanità e virtù a loro convenienti, non era del tutto inedita.

Nulla vieta di considerare la virgola inopportuna anche in questi casi, anche perché non è facile determinare la soglia di ‘pesantezza’: Leonardo G. Luccone, ad esempio, che da non specialista ha scritto uno dei libri sulla punteggiatura più utili e gradevoli (Questione di virgole: Punteggiare rapido e accorto), boccia senza appello la virgola tra soggetto e verbo anche nel caso di un soggetto espanso.

Ma che dire, allora, dei numerosi e nobili esempi letterari in cui la virgola appare anche tra soggetti normalissimi, non complessi, e i rispettivi predicati? Ecco tre esempi, rispettivamente di Manzoni, Pasolini e Calvino:

Voi, mi fate del bene, a venir qui…

Il prete, non poteva dirle nulla.

Ma l’eroe di questo racconto di Kafka, non sembra dotato di poteri sciamanici né stregoneschi.

È evidente, in questi casi, la volontà degli autori di isolare il soggetto per dargli particolare risalto, come a dire: siete voi che mi fate del bene; quanto al prete / all’eroe di questo racconto di Kafka…; ma ciò non autorizza a ignorare la norma e a mettere la virgola tra soggetto e predicato, o tra verbo e oggetto, sempre e comunque, in maniera irriflessa.

Prendiamo ora questa frase:

Non aveva mai amato quel genere di cose, lui.

Interessante come, quando il soggetto è dislocato a destra, la sua separazione mediante virgola appaia assai più naturale. Anche gli esempi letterari citati poco fa apparirebbero, con quest’inversione, meno problematici:

Non poteva dirle nulla, il prete.

Non sembra dotato di poteri sciamanici né stregoneschi, l’eroe di questo racconto di Kafka.

La stessa cosa avviene quando l’oggetto è anticipato da un pronome. Nessuno scriverebbe mai:

In una sera si era mangiato, tutti i cioccolatini.

Ma così, invece, la virgola sembra del tutto giustificabile:

Se li era mangiati tutti in una sera, i cioccolatini.

A volte, tra l’altro, la virgola modifica il senso della frase:

Aveva pensato a tutto il maggiordomo.

Aveva pensato a tutto, il maggiordomo.

Nel primo caso, il focus è sul maggiordomo: è lui, e non qualcun altro, ad aver pensato a tutto; nel secondo, invece, si evidenzia che il maggiordomo ha pensato proprio a tutto, senza trascurare nulla.

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