Nomade

nò-ma-de

Significato Popolazione che non ha dimora stabile; che si sposta continuamente

Etimologia dal latino: nomas, a sua volta dal greco: nomas che erra per cambiare pascoli, da nemein pascolare.

Millenni fa qualcuno distinse il campo dalla pianura, scavò pozzi e canali, costruì città e templi, e diede vita allo Stato. Qualcuno invece scelse di continuare a vivere nelle tende, con gli animali, allevati e cacciati, sempre in movimento, sempre spostandosi cercando pascoli più verdi, terre più ricche in selvaggina - mercati più floridi.

Il nomade scorre, lieve, sulla terra: tutte le carovane e i cavalli non pesano quanto un palazzo; è fluido nell’organizzazione, coglie la vita che gli serve per la vita - né più né meno responsabile di un qualunque animale, nella cura del mondo, sia egli il tuareg colorato d’indaco che traversa il Sahara a dorso di dromedario, mercante di sale, tè e gemme, sia il terribile cavaliere unno che mastica carne frollata sotto la sella e caccia il nemico umano come preda nelle steppe sterminate dell’est, frustate dal vento freddo. A un tempo il nomade resta più vicino alla saggezza preistorica della bestia intelligente che vive con la natura; ora ignorante, ora fine poeta, vive affogato in superstizioni che però sono un linguaggio, una rappresentazione simbolica di una realtà che pulsa di energia. È da queste osservazioni che un uso figurato od esteso dovrebbe connotarsi.

Quello del nomade, in due parole, è come un fascino di gioventù: pare poco serio, ma è di vitalità magnetica.

Parola pubblicata il 04 Aprile 2012