Gamma

gàm-ma

Significato Lettera che nel sistema musicale medievale indicava il suono più grave della scala; scala, estensione di uno strumento; serie di sfumature, gradazione di uno stesso colore; figuratamente, serie o assortimento di elementi tra loro omogenei, sia materiali che immateriali

Etimologia dal greco antico gámma, terza lettera dell’alfabeto greco, di provenienza semitica.

Gli esempi più antichi di notazione provengono dalle civiltà mesopotamiche e del vicino Oriente, che hanno lasciato testimonianze pittografiche risalenti almeno alla metà del IV millennio a.C.; alcuni di questi sistemi notazionali sono sopravvissuti nel periodo ellenistico e addirittura fino ai primi secoli dopo Cristo.

La terza lettera dell’alfabeto greco è la gamma. Gli antichi greci la derivarono dalle lingue semite, a loro volta ereditata dal fenicio. Sembra che la nobilissima nave del deserto, il cammello (gāmal in ebraico e jamal in arabo), sia responsabile del nome.

Nel Medioevo la nota più grave era il La1, considerata l’equivalente del proslambanomenos, nota più bassa del teleion o Sistema perfetto greco.

Poco prima dell’anno Mille, in un’imprecisata località nei pressi di Milano, fu scritto un trattato intitolato Dialogus de musica, erroneamente attribuito al famoso santo Oddone di Cluny da un copista. Questo scritto fu una delle prime fonti in cui venne usata la lettera gamma, anche in riferimento al monocordo; occupava la posizione estrema al grave dei suoni e indicava perciò quello inferiore al La, ossia il Sol. Per inciso, la parola era stata impiegata con l’accezione di nota più bassa della gamma (!) già nel trattato Musica enchiriadis della fine del IX secolo, a cui lo stesso autore del Dialogus si rifece.

Infine arrivò Guido d’Arezzo, che attinse al Dialogus, e grazie alla notevole circolazione che ebbero i manoscritti compilati sui suoi testi, da quel momento in poi quasi tutte le descrizioni della scala o del monocordo cominciarono dal Sol, segnato con la lettera gamma. Il ricorso a questa lettera o al gamma ut per indicare il Sol grave, era motivato dal fatto che non si poteva chiamare alla latina, poiché il ‘G’ già indicava il Sol dell’ottava superiore.

L’aggiunta del Sol grave tornò particolarmente funzionale a Guido d’Arezzo dal momento che permetteva d’incominciare la scala da uno dei tre tipi di esacordo, quello duro. Ognuno di essi infatti poteva iniziare solo da una delle tre litterae o claves, e cioè da Ut (esacordo naturale), da Fa (esacordo molle), o da Sol (esacordo duro). Le claves (chiavi) sono ancora oggi in uso e questo è il motivo perché sono solo tre: chiave di Do, chiave di Fa e chiave di Sol. L’attuale aspetto grafico di quest’ultima, detta anche ‘chiave di violino’, è un’evoluzione della lettera G (ne abbiamo accennato a proposito del solfeggio).

La parola si trasferì presto negli idiomi volgari. L’abate Gautier de Coincy, famoso troviero (poeta-cantore in lingua d’oïl) vissuto nella seconda metà del 1100, usò il termine “gamaüt” e analogamente seguirono tutti gli altri. La metonimia fece il resto, e da termine che indicava il principio di una scala, a mo’ di titolo è diventato la scala stessa — anche fuor di musica.

Così parliamo di gamme di colore, e allargando in genere il concetto all’insieme di elementi omogenei, arriviamo alla serie e all’assortimento — e quindi alla gamma di sentimenti che ci fa provare il film, alle auto top di gamma vendute dalla concessionaria, alla vasta gamma di articoli in vendita.

Parola pubblicata il 26 Marzo 2023

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