Cammello

Parole bestiali

cam-mèl-lo

Significato Mammifero appartenente al genere camelus, suddiviso in due specie: il cammello propriamente detto (Camelus bactrianus) e il dromedario (Camelus dromedarius)

Etimologia dal latino camelus, a sua volta dal greco kamelos, prestito dall’ebraico gamal, “cammello”.

  • «Appena ho trovato una fontana ho bevuto come un cammello.»

Che differenza c’è tra cammello e dromedario? Facile: il primo ha due gobbe e il secondo una. E invece no. Anche il dromedario ha due gobbe, solo che quella anteriore è atrofizzata; per di più entrambi si chiamano camelus, scientificamente parlando.

Eppure sono davvero diversi: i dromedari hanno un pelo corto, adatto ai deserti arabi, e sono più piccoli e veloci (infatti il nome viene dal greco drómos ‘corsa’). I cammelli invece nascono in Asia e sono più pelosi, forti e placidi.

Li accomuna comunque la proverbiale capacità di resistere a lungo senza cibo né acqua; i dromedari soprattutto possono sopravvivere anche due settimane nel deserto in completo digiuno. Merito delle gobbe – riserve di grasso che bruciando producono energia e acqua – ma non soltanto.

Il loro corpo per esempio può surriscaldarsi senza gravi conseguenze, quindi non gli serve sudare per tenerlo fresco. Inoltre urina e feci sono super concentrate, mentre il naso trattiene il vapore acqueo come un deumidificatore. I tessuti corporei poi funzionano stranamente bene sia in condizioni di disidratazione sia di iper-idratazione, dato che un dromedario può bere 130 litri d’acqua in dieci minuti (da cui appunto il detto “bere come un cammello”).

Queste e altre caratteristiche ne hanno fatto gli inestimabili mezzi di trasporto dei territori più inospitali, al punto che un proverbio arabo, per incoraggiare a porsi obiettivi elevati, recita: “Se ami, ama la luna; se rubi, ruba un cammello.” Al contrario chi non vuole immischiarsi in un affare afferma: “Non ho cammelli qui”, talora precisando “né maschi né femmine”, dato che nella tradizione araba la cammella è il simbolo per eccellenza della bellezza, come il cammello lo è della ricchezza. Infine, secondo un altro detto arabo, colui che mette a buon frutto il proprio tempo lavorando fino a tardi “fa della notte il suo cammello”.

L’associazione tra cammelli e ricchezza è talmente forte da essersi imposta anche nell’immaginario italiano. “Pagare moneta, vedere cammello” (ti darò ciò che vuoi solo se paghi prima) è un detto affermatosi non si sa bene da dove, che evoca implicitamente una contrattazione tra mercanti arabi, furbi e diffidenti.

Il cammello tuttavia è proverbiale anche per le sue ingombranti dimensioni, come testimonia il detto evangelico: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli.” Va detto però che alcuni studiosi, come Pinchas Lapide, lo ritengono un errore di traduzione, nato dal fatto che in aramaico gamal significa sia “cammello” sia “gomena”, la fune usata sulle navi (una similitudine più sensata, ma meno memorabile).

Anche in Esopo il cammello si distingue per stazza e goffaggine, motivo per cui quando tenta di ballare viene da tutti deriso (la morale della favola è: sii cosciente dei tuoi limiti). In realtà però i cammelli hanno un ottimo senso del ritmo, tanto che da secoli i cammellieri arabi accompagnano il loro cammino con canzoni dette al-Huda, proposte per l’inserimento nel Patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

Addirittura c’è chi dice che tutta la poesia araba nasca da qui, e debba perciò il suo ritmo al passo dei cammelli. Certo è che uno dei metri più antichi, il rajaz, significa letteralmente “tremore che può cogliere le zampe posteriori di un cammello quando si alza”. Ad ogni modo una cosa è chiara: i cammelli sono le muse dell’Arabia.

Parola pubblicata il 21 Novembre 2022

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.