Errore

er-ró-re

Significato Deviazione, allontanamento, sbaglio

Etimologia dal latino error, derivato di errare ‘vagare, deviare, sbagliare’.

La terminazione in ‘ore’ trasmette spesso un che di sospeso, di piacevolmente indefinito, privo di geometria: pensiamo al sentore inafferrabile, allo splendore diffuso o al lucore, al gonfiore, localizzato ma senza perimetro, alla vibrazione riecheggiante del dolore, e al sapore che si scioglie nel buio della bocca. Probabilmente è anche una questione di suono: sentore, lucore, sapore. Non sono certo colpi d’ascia. E lo stesso vale per l’errore.

Innanzitutto, descrive un vagare: nell’errare non si fila lungo una via retta, e l’errore traccia un percorso peregrino e imprevedibile. E proprio l’abbandono della via retta segna l’errore quale allontanamento dal giusto, dal corretto, dal morale o dal razionale. Il risultato è una parole formidabile: mentre lo sbaglio (che ha lo stesso etimo di ‘abbaglio’) ci comunica una deviazione istantanea, una scivolata, un lampo di disattenzione, l’errore ha un che di sistematico, è integrato in un’organizzazione ideale, magari lo manteniamo o lo ripetiamo più volte. Insomma, un vero e proprio vagare fuor di via. Per sbaglio scambio due cifre, mentre faccio un errore metodologico.

Ovviamente, il diverso peso di sbaglio ed errore si ripercuote anche sulla loro fertilità: lo sbaglio è solo uno sbaglio (anche se si dice che sbagliando s’impara); l’errore è connaturato nella costruzione della conoscenza. Una volta ritrovato il bandolo perduto nell’errore, quanta consapevolezza abbiamo maturato, e quanta meraviglia e quanto sapere scaturisce dal vagolare dell’errore!

Parola pubblicata il 30 Gennaio 2016