Furbo

fùr-bo

Significato Chi cura il proprio tornaconto con accortezza e abilità

Etimologia dal francese: fourbe ladro, di etimo incerto; forse da fourbir forbire, ripulire (le tasche).

L’etimologia è inequivocabile nel tarare questa parola: il suo uso non può essere che dispregiativo.

Non è un’intelligenza costruttiva, non un acume edificante, ma anzi è una sottigliezza tagliente, distruttiva, esercitata sia nelle forme del parassita che in quelle dell’oppressore, totalmente scema di valore. È forse il peccato più abietto dell’intelletto umano, egoista, animalmente dimentico del gruppo e della specie - privo del fascino e della portata culturale del levantino.

Davanti al mondo e alle sue difficoltà il “farsi furbo” diventa la reazione più malvagia e stupida: è uniti che si fa la forza, mentre la furbizia, diabolica, separa e inimica, rendendo deboli e impotenti.

Confidando nelle possibilità dell’evoluzione culturale (dopotutto, tre miliardi di anni di evoluzione biologica, cinquemila di evoluzione culturale - possiamo darci tempo), il furbo resta però la sgradevole presenza che percepiamo e verso cui proviamo ostilità in ogni contesto sociale: quello che in macchina salta la fila passando per la corsia preferenziale o che usa l’auto dell’anziana madre per parcheggiare nei posti riservati agli handicappati il venerdì sera, quello che al cinema sussurra al suo figlio grandicello “di’ che hai meno di dodici anni”, quello che si “scorda” di farti la ricevuta.

Il fatto è che tutti, alle volte, facciamo i furbi. Ma non va bene, e dobbiamo essere i primi a dircelo - oltre che, magari, farci carico dell’onere di annichilire con uno sdegno accusatorio l’accettabilità sociale del furbo. Che purtroppo, in Italia, sembra in patria sua.

Parola pubblicata il 03 Giugno 2012