Levantino

le-van-tì-no

Significato Che viene da oriente, dai Paesi del Levante; astuto, spregiudicato, abile negli affari

Etimologia da Levante.

  • «È una tipa levantina. Sorrisi e lusinghe, e alla fine mi ha strappato il doppio alla metà del prezzo.»

Le suggestioni dell’Oriente sono vaste, variegate e durature, oltre che tanto fantasiose. Fra queste non mancano gli stereotipi, ma alcuni fra questi, come il levantino, hanno un tale grado di complessità da meritare una considerazione particolare.

‘Levantino’ in sé sarebbe un termine che più generico non si può — in pratica è un sinonimo di ‘orientale’, visto il riferimento scontornato a una provenienza o a una relazione col Levante, parte da cui si leva, sorge il sole. Però mettendo meglio a fuoco l’uso, vediamo che questo Levante ha una prospettiva ristretta, prossima: non si dice levantina l’arte marziale giapponese, e non si dicono levantini i tè indiani. Il Levante e il levantino coinvolgono solo il vicino oriente, con un’ulteriore specificazione.

Il Levante ha uno spazio marittimo. Non è solo o tanto il mediorientale, quanto il mediterraneo orientale — quel Levante in cui in effetti i nostri nonni di un tempo andato potevano anche viaggiare, per guerra e commercio. E proprio da questo bandolo di traffico commerciale inizia la trama del levantino quale maschera, tipo umano.

Possiamo inquadrare ‘levantino’ come sinonimo di ‘astuto’ — ma con tante circostanze. La sua è un’astuzia principalmente affaristica; abile, scafata, callida, senza troppe pastoie morali ma nondimeno liscia, lepida, brillante. È serrata, e anche rapace, ma si distingue per modi, per prontezza di spirito e di lingua. La sua eventuale slealtà è funzionale, senza animosità sconveniente, e la sua solida cortesia, vivace e disinvolta, è un’alternativa a quella ingessata e onorevole del parallelo immaginario cavalleresco.

Questo è il profilo che dalle nostre parti abbiamo maturato del mercante del Mediterraneo orientale.
Certo non è più un profilo dal rilievo così unico: un tempo il panorama era più corto, e quelle del Levante parevano tradizioni mercantili decisamente più esotiche. E però ancora oggi basta un piccolo viaggio per rendersi conto del modo diverso in cui la gente levantina conduce i propri commerci — l’arte con cui accoglie, negozia, lusinga e si fa lusingare, dirige, suggerisce.

Si trova spesso segnalato che questa accezione di ‘levantino’ sia spregiativa — ma forse è una dicitura che non rende ragione al caso. Dobbiamo ovviamente tenere presente che un tipo umano significato da un aggettivo del genere è un profilo romanzato, un’approssimazione impastata popolarmente di esperienza e immaginazione (e quindi non può avere troppe pretese di fedeltà al reale), ma un termine che ci presenta un significato di — contemporaneamente! — stimabile e infingardo è vocato alla complessità, e non può essere schiacciato sensatamente su una dicitura come ‘spregiativo’.

Anche qui sta la sua finezza d’uso. Il riferimento e il registro fanno sentire una certa levatura e ricercatezza: parlare di come una nuova normativa cerchi di irreggimentare usi levantini, di come sia il caso di mandare il collega più levantino a contrattare, di come la nuova applicazione di compravendita dell’usato ci faccia uscire una vena levantina, rende con immediatezza un arcipelago di inclinazioni, aspettative ed emozioni contrastanti.

Parola pubblicata il 05 Ottobre 2022